Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/185

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delle vostre opere drammatiche per musica, giá tanto celebri e per sempre ammirate, da chi le legge o le leggerá, come modelli in questo genere di composizione. Nessun componimento m’è capitato per lungo tempo, che m’abbia piaciuto ed interessato quanto le vostre Memorie. Mi fanno ringiovenire, richiamando a mente molte cose da. me quasi messe in obblio, e molte altre «quae ipse miserrima vidi», quando siete stato ingiustamente oppresso e angustiato da’ piú solenni birbanti in una maniera quasi inaudita. Io vi riconosco per uno de’ piú celebri poeti. Non siete il Nestore, perché il cavalier Vincenzo Monti e Ippolito Pindemonte sono piú avanzati in etá. Io dico e dirò a tutti colle parole del vostro amico Testi Tu nascesti alle muse, a’tuoi vagiti i suoi canti alternò Pindo e Permesso, e nuovi lauri al tuo natale istesso dell’onda ippocrenea nacquer su’ liti.

Ma avete, ahi! purtroppo, pruovato che l’acqua distillata dalle foglie del lauro è annoverata e sentita tra i piú possenti veleni, fatale a chi la beve. Sono d’accordo tra loro le dottrine e gli esperimenti della scuola medica e poetica: ma voi, mio caro amico, non siete solo poeta in ogni genere, ma prosatore insigne; il che è anche piú difficile nella lingua del «si». Io ammiro sommamente l’eleganza, la facilitá, la spontaneitá, la fluidezza dello stile delle vostre Memorie , che ho letto piú volte, spesso sgorgando lagninosi sospiri ed omei, pe’ colpi crudeli della sorte, da’ tuoi primi vagiti infino al tempo, nel qual sei, come disse Torquato: giunto al paese, ove al tuo spirto vivo dolorosa prigione il del prescrisse; ed invece del di sereno e puro, dell’aureo sol e de’ tuoi toschi colli or per l’Arno e il Sebeto e il Brenta e il Tebro, ed il si caro un di quel mio Tamigi, sei assiso in riva a’ fiumi, al canto sconosciuti, prima che fossero armonizzati da te e dalla tua favella e dalla tua bocca, e a cui i tuoi diletti fiumi or si vedono in corso uniti si, non piú stranieri.