Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/191

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STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA IN NEW-YORK È cosa naturalissima che non si risentano i sordi all’armonia della musica e che i ciechi non si conoscano delle bellezze del sole; ma sarebbe cosa stranissima che chi ha sano l’udito e la vista non amasse un rondò della nostra amabile sirenetta e non ammirasse la luce di quel pianeta. Or a chi non parrá cosa strana che gli americani, i quali dotati pur furono dalla natura di perspicacia d’ingegno, di amore di veritá e di desiderio vivissimo di sapere, studino tanto poco la piú dolce, la piú melodiosa, la piú lodata di tutte le lingue, e la piú ricca ad un tempo stesso di sublimi scrittori, ché tale per consentimento de’ sommi dotti è la lingua italiana, se si eccettui forse la greca? Veggiamo se le cose accadute in questa cittá, da che vi arrivai, non m’autorizzano a stabilir questo assioma: non si studia la lingua italiana, perché non se ne conoscono i pregi, e non se ne conoscono i pregi, perché non si studia.

Chiunque ha letto la prima parte di questo quarto ed ultimo volume delle mie Memorie (*), ha veduto come, perché e quando sono arrivato a New-York, e tutto quello che per cinque anni ho fatto, per introdurvi la letteratura del mio paese. Vegga in quest’ultima parte quello, che per lo spazio d’altri nov’anni ho fatto e fo tuttavia con animo indefesso, quantunque con corpo ottuagenario, per maggiormente diffonderla e stabilirla e per poter dirle un giorno, ma con auspici piú fortunati, le belle parole che disse Sarpi alla repubblica di Venezia : «Eslo adorna».

Arrivai dunque in questa cittá il giorno 26 d’aprile dell’anno 1819. Non tardai a visitare il mio proteggitore ed amico (•) Si parla della prima edizione: è dunque la penultima parte nella presente ristampa. [Iíd.]