Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/212

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studio, spontaneamente. Or che poteva io sperare da ventotto giovani, al cui arbitrio s’aveva lasciato intieramente la scelta di studiare o di non istudiar l’italiano; linguaggio di cui nulla sapevano e per cui forse ancora nutrivano pochissima stima? Occupati com’erano da vari altri studi, che probabilmente credevano piú importanti e a cui erano obbligati d’attendere per fuggire vergogna o gastigo, qual d’essi avrebbe voluto dar a me un tempo, che credeva necessario a quegli studi, o, dopo quattro, cinque o sei ore di meditazione sforzata, aggravarsi spontaneamente di qualche ora di piú di riflessione? Ho dunque preso la risoluzione, dopo il primo anno, di spogliarmi d’un titolo inutile. Mi rimproverarono alcuni, non d’aver cessato d’instruire que’ collegiali, ma di non aver dal cominciamento fissato un prezzo maggiore per ciascun discepolo. — Poco s’apprezzano — dicevan questi — tutte le cose che poco costano. — Proposi allora, per disingannarli, una triplice classe, dove da buoni maestri apprender si, potessero l’italiano, il francese e lo spagnuolo, pel tenuissimo prezzo di dieci piastre per una, due o tutte tre quelle lingue. In due trimestri ebbi centocinquanta studenti di ambedue i sessi, ottanta de’ quali studiarono l’italiano. E il loro fervore, la loro diligenza, il loro diletto fu tale, che i loro progressi ne’ tre linguaggi, ma sopra tutto nell’italiano, furono mirabili e senza esempio. Non si curarono i miei due colleghi di pubblicar qualche saggio francese e spagnuolo de’ lor allievi, onde far conoscere gli effetti felici , della mia instituzione. Forse ne posso indovinare il perché. Io ho operato diversamente. Pubblicai dopo il primo trimestre poche lettere delle mie damigelle, ne pubblicherò alcune altre nell’ultime pagine di questa storia; e da queste si vedrá chiaramente ch’anche le cose, che poco costano, purché il mercadante sappia ben venderle, i saggi compratori le stimano, ne fanno buon uso e ne traggono il dovuto profitto. Non so se questo lodevole fervore durerá anche quest’anno in questa cittá. Le cose migliori non sono sempre quelle che sono di piú lunga durata. V’hanno troppe scimie nel mondo, che, imitando risibilmente le azioni degli uomini, ora per un mezzo,