Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/215

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s APPENDICE 211 Son quasi al fine arrivato della storia dell’origine, progressi e stato attuale della italiana favella in New-York, e non lontano forse a quello della mia mortale carriera. Permettetemi, signori americani, di riepilogare tutto quello clic ho fatto per questa stessa favella, e poi vi dirò quello che ancora desidero e che mi rimane di fare, per la mia patria, per me, per voi stessi. Io ho introdotto di pianta la lingua italiana in New-York, piú bel fiore d’America, e forse un giorno dell’universo! «Hoc est in volis». Io ho fatto conoscere a seicento de’suoi colti e svegliati cittadini i piú sublimi prosatori, poeti, scienziati ed artisti, trasportando da vari paesi d’Europa piú di diecimila volumi di scelte opere, che nessuno imaginava né credeva ch’esistessero ò).

Io ebbi la sorte di far risuonare per la prima volta nelle venerande mura del suo Collegio le melodiose voci di Dante, di Petrarca e di Tasso, le sapienti e mal conosciute dottrine di Machiavelli, i ritrovati e i sublimi calcoli di Galileo, oltre a cinquanta volumi di sommi economisti politici, di centottanta di storici e di piú che altrettanti di scrittori d’ogni genere, tanto in verso che in prosa. Fatto ciò, studiai tutti i mezzi per promulgare la eccellenza di questi autori, per inculcarne lo studio, per mostrarne i vantaggi ; per facilitarne l’acquisto, per rendere questo acquisto piú pronto e men dispendioso. Non mi sbigotti l’etá, non mi spaventò la scarsezza degli agi e delle ricchezze; non rallentò il mio fervore l’invidia, la maldicenza, la calunnia, la ingratitudine. Il mio zelo, il mio amore per la mia letteratura, il mio ardente desiderio di spargerla e di renderla utile ai miei cari allievi e a tutta l’America, (i) Celso questa opportunitá per dare una pubblica testimonianza della mia riconoscenza latito a’signori Iterarti e Mondon che a’signori Belir e Kalh e al signore De Place, per leciti cure fu portata un’infinitá di libri italiani in questo paese, onde mi furono somministrate molte opere classiche, che io non poteva se non in lunghissimo tempo traspoitar dall’ Italia. I loro magazzini son ben forniti d’opete eccellenti italiane; cd io auguro loro il piú felice successo pel bene che hanno fatto e che fanno alia nostra letteratura.