Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/236

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/ / 232 APPENDICE Da Ponte, furon gli invincibili pungoli che ci han condotti in America. — E, a conformazione di tal veritá, ecco come il signor Montresor medesimo a me scrisse, in risposta alla seconda mia lettera: La chiusa della vostra lettera in ispezialitá mi parla proprio al core, e mi elettrizzò a segno ( J ) di avermi posto nella certezza che voi farete il fattibile per verificar questi vostri felici preconizzamenti; e il vostro bel core dará forte impulso, onde aver quelle benedizioni che vi aspettate da quelli che si affidano a voi in tal affare; e queste non vi mancheranno incessanti e fervide. Cosi mi scrisse il io di maggio 1831, e cosí in tutte l’altre sue lettere dall’Italia, nelle quali co’nomi brillanti di «nostro primario campione», di «mecenate benefico» e di «angelo consolatore», onorò il giusto, sincero ed incorruttibile ottuagenario Lorenzo Da Ponte. Ma quarantotto ore bastarano a cangiar l’oro in alga e le rose in ortiche. E qual fu ed è ora il mio rammarico e la mia sorpresa per si strano ed ingiusto cambiamento, è piú facile immaginarlo che descriverlo. Or come il «mecenate», il «primario campione», l’«angelo consolatore» e «l’uomo che non si trova se non in astratto in qualche libro», divenne per loro un vecchio impotente, un promettitore mendace, un invalido arnese in America? e per chi lo divenne? Pel signor Rocca medesimo; a cui, appena arrivato, niente parvero le fatiche e le corse d’un anno intero fatte da me; niente le incalcolabili spese in cocchi, in viaggi, in servi, in manifesti, in gazzette; niente le Distruzioni date gratuitamente a parecchi, perché poche piastre alla lista di sottoscrizione aggiungessero; niente alfine la perdita totale del tempo, la cessazione d’ogni esercizio proficuo, l’abbandonamento de’ propri affari, il lavoro perpetuo in una etá piú che ottuagenaria, i rischi e gli incomodi de’ tempi, le repulse degli (i) Non fu solo il Montresor elettrizzato da queste lettere. Il signor Alessandro Torri da Verona e il signor Niccolini da Parigi mi offersero di portar a New-York due ottime compagnie. E che gli elettrizzò? la lettura di quelle lettere.