Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/239

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fui dalle circostanze costretto a romper con essi il silenzio e a far loro sentire ch’io doveva esser rimborsato di quello che per essi aveva speso. Non chiesi rimunerazione a fatiche, non compensi a danni, non le cosí dette «commissioni d’agenti»: mi limitai alle sole spese fatte da me in viaggi, in vetture, in servi, in pubblicazioni, in saloni, in gazzette, in lettere, ecc. ecc.; e il mio discreto lettore facilmente può calcolarle. Vedendo che non mi si davano che parole e che mi si traeva da un giorno all’altro senza far nulla, piuttosto che volgermi al poter della legge, come molti mi consigliavano, volli sacrificar quasi tutto alla pace, e proposi di pagarmi soltanto quello che fin a quell’epoca non aveva io potuto pagare e per cui creditori indiscreti mi molestavano. Dopo molte ambasciate e molte parole reciproche, mi si fece chiedere un conto delle mie spese; ed io, riflettendo che non aveva a che fare né col dovizioso Creso né col generoso Pito, diedi in nota soltanto le somme da me dovute a quell’epoca; e si crederá agevolmente che non eran la sesta parte delle mie spese reali, quando s’udrá che non giungeva il mio conto a piú di 328 piastre. A un solo vetturino io ne pagai piú di 350! Nataniello George me ne sará testimonio. S’intromise allora ne’ nostri affari l’Orlandi, e, dopo molti si e no, ebbi prò ovini et loto co due cambiali segnate dal signor Giacomo Montresor: una di centocinque piastre pagabile a un mese dopo la data, e l’altra di duecentoventitré a tre mesi, e per domina di giustizia, di gratitudine, di generositá teatrale, il signor Antonio Rocca richiese pienissima ricevuta da me, convinto che quei due pezzetti di carta (ché altro finora non sono) fossero ampio compenso di spese, commissioni, danni, lucri cessanti, corse pericolose, dispendiosi viaggi e ottuagenarie fatiche! Vero è che una continuata serie d’errori commessi tanto in Italia che qui, errori ch’ebber la loro origine sopra tutto daH’abbandonamento e disprezzo de’ miei consigli, fu cagione infelice d’un limitato successo e di molti’danni e imbarazzi. Ma non si paga forse quel medico che con tutta la sua sapienza non può impedir alla morte d’uccidergli l’ammalato? Il caso mio però è piú ancora straordinario. Non fu la morte, ma la