Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/240

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mano inesperta, che amministrò la medicina, quella solo che m’uccise? Tiriamo avanti! La pretensione di tal ricevuta mi parve strana ed ingiusta. Che cosa però rimanevami a fare? Demisi auriculas; segnai la carta ed intascai le cambiali. Dopo questo sforzato accomodamento nacquero cose, che mi costrinsero a chiuder gli occhi e quasi a porre in dimenticanza il passato e a rappattumarmi col Montresor, in cui mi pareva pur di vedere molti lampi d’onore e di nobili sentimenti. Egli viveva allora in una locanda con alcuni della compagnia musicale e col suo secondo figliuolo, giovane colto, ornato di molto sapere e allievo prediletto del celeberrimo medico Tommasini. Mi piacque averli entrambi nella mia casa com’ospiti: il padre, per guadagnar la sua stima e affezione coll’urbanitá, l’amicizia e i buoni consigli; e il figlio per associarmelo nell’uffízio d’insegnatore di lingua e letteratura italiana, in cui è molto versato. In pochissimo tempo crebbe tanto la fiducia del padre, che nelle piú gravi angustie chiese ed ebbe essenziali servigi da me; servigi, scriveva egli, che non potea da altra persona che dal suo amico Da Ponte sperare. Dugento, trecento e trecento e cinquanta piastre prestate ad un impresario teatrale, quando il tale e la tale non vuol cantare, o non vuol sonare l’orchestra senza essere prima pagata, non sono servigi da dimenticarsi! Il signor Giacomo Montresor non li dimenticò: mi piace perciò farne pompa. Ma tali servigi fur poca cosa verso dell’ultimo, ch’ebbi occasion di prestargli al cominciamento di gennaio.

In conseguenza d’imperdonabili errori commessi, di cabale e raggiri secreti, d’ingordigia di lupi insaziabili, di querele, di malcontenti, di capricci di direttori, sottodirettori ed agenti, di rivalitá di secretari, di amministratori, di faccendoni senza esperienza e senza fede, gli affari teatrali andavano peggio di giorno in giorno. Ognuno proponeva ripieghi, ognuno esibiva piani e faceva calcoli, ognunt» voleva comandare. Chi prometteva la sera quello che intendeva di negar la mattina, altri studiava la mattina come ingannare la sera; e il timore e la speranza, il giubilo e la disperazione, il riso e le lagrime vedevansi