Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/244

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piastre! Qual fu per questo il merito mio? Non ne fui nemmen ringraziato! La medesima somma poi fu dal meco economico comitato assegnata a un secondo tesoriere francese, che tanto era necessario all’impresa (ottimamente maneggiata dal fedelissimo Starr) quanto una lampada accesa al piú chiaro e sereno giorno di maggio ! Oh quante belle e curiose cosucce non potrei dire a questo proposito, se la prudenza non mi dicesse: — «Digítis tu comprime labro.»? — Tiriamo innanzi. Alcune delle solite difficoltá teatrali, insorte a New-York tra gli artisti drammatici, ritardarono di qualche giorno la loro partenza. Io non istetti frattanto colle mani alla cintola. Convenni de’doveri, uffizi e salari del falegname, dell’illuminatore, degli spazzini, del tenitor de’ cavalli, dello stampatore e de’ portinai, ed era sul punto di fare altre cose, quando ricomparve a Filadelfia l’Orlandi. Dopo i consueti saluti reciproci, mi chiese il conto delle spese fatte da me per entrambi, dal giorno della sua partenza per New-York fin al dodicesimo, cioè, di gennaio, e, nel contarmi la somma annunziatagli : — Amico Da Ponte — dissemi egli, — le vostre fatiche son terminate. Il Montresor diemini una nuova procura, per la quale è tutta a me devoluta la sua autoritá, e quindi intendo di pormi io solo al timone di questa barca. — Qual fosse la sorpresa al suono di queste inaspettate parole, né altri può imaginarlo, né io descriverlo. L’Orlandi era vissuto molte settimane nella mia casa. Le sue maniere franche, i suoi principi mi parvero onorati e il suo spirito coltivato. Queste sue qualitá, imaginate da me, m’avevan fatto formare un’idea favorevole del suo cuore, ed io tenevalo veracemente in conto d’amico. Per questo lo scelsi a compagno di viaggio; e, quando parti coll’ordine delle 1550 piastre trovate da me per New-York, gli dissi queste parole: — Vedete, signor Orlandi, il buon effetto de’ miei consigli. In avvenire desidero che tutto diretto sia dal signor Bagioli, da voi e da me. — Approvò l’opinione mia; ma in tre giorni un ridicolo pizzicore di comandare gli fece porre in dimenticanza ogni riguardo, ogni dovere ed ogni promessa e, per disgrazia, il vero bene dell’impresario e dell’opera. La condotta di quest’uomo mi parve strana e