Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/273

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Prima dimora a Venezia (I, 14-38). — Durò essa, checché dica il D. P., parlando dei suoi amori con PAngiola Tiepolo (I, 14), non giá tre anni, ma uno solo: dall’autunno 1773 a quello del 1774. — L’impiego di istitutore presso la «nobilissima dama veneta» (I, 35) era stato giá perduto da lui il 19 gennaio 1774: si veda infatti una sua lettera al Colombo di quel giorno (Bernardi, p. 176, e cfr. Marchesan, pp. 29-30), nella quale egli chiede all’amico anche un prestito di dodici zecchini, da pagare a un «gentiluomo», che gli si era offerto mediatore per un nuovo impiego: impiego e gentiluomo probabilmente inventati, per dare un pretesto decoroso alla frecciata. E frutto di mera invenzione sembrano anche le romanzesche e particolareggiate avventure con la Matilde, col gondoliere generoso e col pezzente mascherato o «cercantino onorato», di cui si discorre nelle Memorie (I, 14-24, 25, 29-34). Comunque, il «cavalier Foscarini» (I, 24) è il senatore Sebastiano Foscarini (1717-85), che dal 20 ottobre 1781 alla sua morte fu ambasciatore veneto a Vienna (Molmenti, in Carteggi casanoviani, I, Palermo, Sandron, 1917, pp. 23-4 n). — Dimora nel seminario di Treviso (I, 38-46). — L’invito al D. P. e al fratello Girolamo di andar colá come insegnanti venne fatto loro da monsignor Paolo Francesco Giustiniani, vescovo di Treviso, verso il settembre 1774; ma, pei cattivi uffici di un arciprete, che, tra l’altro, accusò il D. P. di esser fuggito con una ragazza da Céneda (forse dopo la brevissima dimora che egli vi fece nel 1774: Memorie, I, 38), fu ben presto revocato. Sennonché, sembra per intercessione del Colombo, cui il D. P. si affrettò a chieder soccorso (lettera dell’8 ottobre 1774, in Bernardi, p. 177), il Giustiniani s’indusse a revocar la revoca ; e Lorenzo e Girolamo Da Ponte entrarono nel seminario trivigiano, l’uno come professore di umanitá (non di rettorica) con 217 lire venete l’anno, l’altro di grammatica inferiore con 155 (Marchesan, p. 35). — La romantica gita a Venezia (I, 39) dovette aver luogo, se non fu inventata, il 1. gennaio 1775. — Il Cechino (o Cecchino) o sia la storia del cane e del gatto potrebbe essere stato recitato in un’accademia istituita «di fresco» a Treviso, di cui il D. P. parla in una sua lettera al Colombo del 13 marzo 1776 (Bernardi, p. 178), e nella quale una sua canzone ebbe «un applauso tale, che in otto giorni se ne fecero quindici o venti copie». Ma il Marchesan (p. 432, n. 1) crede (e forse a ragione) che quest’ultima canzone sia quella che comincia «. Poi che invidia ed orgoglio» (conservata in un codice della Capitolare di Treviso, e pubblicata dallo stesso Marchesan, Per nozze Della Rovere-Bevilacqua, e nuovamente in L. D. P., pp. 432-6); e che il Cecchino sia stato recitato, invece, nell’accademia dei Solleciti o nella colonia arcadica trivigiana. Comunque, il Cecchino (che è forse la migliore o la meno cattiva tra le liriche del D. P.) fu pubblicato nel 1788 nei Saggi poetici ; e poi ristampato a Treviso, nel 1817, Per nozze Farra Soligo-Beregan; novellamente a Treviso, nel 1819, da Giuseppe Monico; indi dall’autore nell’ultimo volumetto della seconda edizione delle Memorie (e nelle