Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/274

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ristampe di esso); e finalmente dal Bernardi, pp. 345-52 (cfr. anche, per una larga esposizione, Marchesan, pp. 39-48). — Al principio dell’anno scolastico 1775-6, il D. P. e il fratello vennero promossi rispettivamente alle cattedre di rettorica e di umanitá con 279 e 217 lire venete di stipendio {Marchesan, p. 49). Quanto il primo esagerasse nelle Memorie (I, 41-2) le sue benemerenze e innovazioni come insegnante d’italiano, dimostra, fin troppo largamente, il Marchesan (pp. 49-57). — L’accademia, da cui tanti guai vennero al D. P. (I, 42-6), ebbe luogo probabilmente il io agosto 1776, e constava di quattordici componimenti poetici, italiani •e latini, preceduti da una prefazione in prosa (cfr. Marchesan, pp. 5774> 367-430, che ne pubblica integralmente il testo di su un codice della Capitolare di Treviso, coliazionato con un altro della Raccolta Cicogna del Museo civico di Venezia, n. 3227). Lo scalpore, che essa suscitò, vien testimoniato da alcune lettere di preti, dal 28 settembre al io decetnbre 1776 (Marchesan, pp. 75-80); dalle quali si desume che chi soffiò principalmente nel fuoco contro il D. P. fu un tal Franceschi, e che giá nel settembre 1776 il padre inquisitore Giuseppe Frassen aveva denunziata la cosa ai riformatori e chiamato il rettore del seminario ad audicndum verbum . Ciò non ostante, il D. P. continuò a insegnare a Treviso nell’agosto e nel settembre, e soltanto nell’ottobre si recò a Venezia per iscolparsi. Dei protettori che riuscí a trovare (I, 43-4), incontreremo piú oltre il Memmo: lo Zaguri è Pietro Antonio Zaguri (1733-1805), il grande amico e benefattore del Casanova, intorno a cui è da vedere l’introduzione del Molmenti alle citate Leti. d. Zag. al Casanova , pp. 2-6. — L’epistola a Gasparo Gozzi (I, 43) fu poi inserita nei cit. Saggi poetici e ripubbl. dal Bernardi (pp. 395-7). — La seduta del senato ebbe luogo il 14 decembre 1776. Chi fosse il «gobbo» (I, 46), non si capisce bene: forse è il «procuratore Morosini», di cui il D. P. discorre poco prima, e cioè Francesco II Lorenzo Morosini (1714-93), che dal 22 luglio 1755 era stato eletto procuratore di San Marco (MolmeNti, Cari, cas., I, 46, n. 2; 235, n. 2). Lo «scaltro zoppo» è Pietro Barbarigo, eletto qualche giorno prima alla carica di assistente al Sant’Uffizio, insieme con Paolo Querini (Marchesan, p. 78). Non è poi esatto che il carico di infliggere la pena fosse assegnato dal senato ai riformatori, e che innanzi a costoro venisse chiamato a comparire il D. P. (I, 45): invece proprio il senato, dopo aver ordinato ai riformatori di ammonire il vicario pretorio di Treviso (un certo Scipioni da Rovigo, che aveva lasciata passare indisturbata l ’Accademia’) che non s’ingerisse piú «nella revisione di carte e libri», condannò il D. P. a essere «in pubblica audienza dal N. H. rappresentante di Treviso [e cioè dal podestá Zuanne Moro III] solennemente licenziato ed espulso da ogni impiego in quel seminario, colla comminatoria di non esercitare in alcuna parte del veneto dominio l’ufficio di maestro, sotto pena della pubblica indignazione» (Marchesan, p. 84). Il 23 decembre, monsignor Giustiniani scriveva al doge che lo «sconsigliato... maestro di rettorica» era