Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/277

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da quello raccontato nelle Memorie (I, 59). Il 28 maggio 1779, infatti, veniva trovata nella bocca del leone a San Moisé una denunzia anonima, che tutto fa supporre fosse stata scritta da quel Gabriello Doria, cognato deH’anzidetta Bellaudi, che il D. P. afferma spia dell’Inquisizione e suo rivale in amore (I, 217-9, 227): la qual denunzia, dopo aver discorso, genericamente, degli «esecrandi ed enormi delitti e scandalli, che senza righuardi» eran «giornalmente pratichatti» dal D. P., «venuto alla fede per calpestarla e deriderlla, per fino con scritti di giá ben notti alla Serenitá Sua», alludeva, specificando, ai «grandi ramareci», in cui egli teneva «due onoratte familgie, che per scudo non anno altro che la riputazione» ; giacché «tal indegno», «capace di giuramenti sacrileghi per sedure le anime piú giuste», «seduse una molgie [certamente la Bellaudi], che secho lui la fa convivere lontana da sacramentti», procreando con lei «partti nefandi ed inlegitimi» ; e via continuando sullo stesso tono e con la medesima ortografia e grammatica. In sèguito a siffatte accuse, gli «esecutori contro la bestemmia», e cioè Benetto Valmarana, Alvise Renier e Marc’Antonio Diedo, «incoavano» regolare processo per adulterio e pubblico concubinaggio contro il D. P., il quale, fiutando il vento infido, aveva nel frattempo giá preso il volo per Gorizia. Escussi i testimoni tra il giugno e l’agosto 1779, e riuscite inutili le pratiche coi rappresentanti veneti di Padova e di Céneda per impadronirsi della persona dell’«uomo disonesto», il tribunale pronunciava in contumacia, il 17 decetnbre 1779, sentenza di bando (pubblicata, pochi giorni dopo, a Céneda e, il 5 gennaio 1780, a Venezia), secondo la quale «padre (ite/) Lorenzo Da Ponte» doveva intendersi «bandito da questa cittá di Venezia e dogado e da tutte le altre cittá, terre e luoghi del serenissimo Dominio... per anni quindeci continui; al qual bando se contrafará e sará preso, sia condotto in questa cittá e sia posto in una prigione serrata alla luce, nella quale abbia a starvi per sette anni continui», ecc. ecc. (Archivio di Stato di Venezia, Esecutori contro la bestemmia, Processi, anno 1779, busta XXXVI) (1). — Altro che carne mangiata di venerdí e messe non sentite di domenica, e altro che volontario abbandono «di un’ ingrata patria» ! (I, 59). PARTE SECONDA Soggiorno a Gorizia (I, 64-76). — Il D. P., come s’è detto, narra di esservi giunto il i° settembre 1777 (I, 64) e di esservi dimorato poco piú di otto mesi (I, 73); con che si giungerebbe al maggio b giugno 1778. Ma, pur prescindendo da quanto si è notato di sopra, le stesse Memorie (1) Debbo queste notizie alla cortesia del mio buon amico e collega cav. Giuseppe Dalla Santa, che vivamente ringrazio.