Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/281

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Soggiorno a Vienna (I, 92-151). — Il D. P., dunque, giunse a Vienna tra la fine del 1781 e i principi del 1782, e lá compose, prima dell’aprile 1782, il poemetto Filemone e Bauci (I, 92), inserito poi nei Saggi poetici (I, 38 sgg., e cfr. Marchesan, pp. 193-5). — Il «qualche tempo», che restò inoperoso (I, 94), si estende, probabilmente, fino a mezzo il 1783; nel quale anno sono presumibilmente da collocare l’udienza di Giuseppe II e il conferimento della carica, non di poeta cesareo, secondo troppe volte è stato fin qui asserito, ma, come attesta esplicitamente lo stesso D. P. (II, 171), di «poeta de’teatri imperiali», con milledugento fiorini l’anno e l’obbligo di fare drammi buffi, di cui gli si pagavano a parte i libretti. È da notare, per altro, che nell’ Epistola allo Zaguri, scritta immediatamente dopo il clamoroso insuccesso del Ricco d’un giorno (I, 103), e quindi in un tempo in cui i ricordi del D. P. eran piú freschi ed egli poteva meno tradire la veritá, si narra che chi lo tolse per poeta teatrale, non fu giá direttamente l’imperatore, com’è detto nelle Memorie (I, 94), ma «Sua Eccellenza, idesl... un cavalier gentile, umano e colto», che godeva «in tutto della sovrana confidenza», e a cui «un ser tal» lo aveva raccomandato. Il «ser tal» è indubbiamente il Salieri (cfr. infatti Memorie, I, 94). Chi era poi «Sua Eccellenza» ? Ma è chiaro : il «direttore degli spettacoli», con cui nelle Memorie ( ivi) si diceche il Salieri sarebbe andato anche a parlare; vale a dire il conte (poi principe) Olindo Orsini di Rosemberg (1725-96), in quel tempo gran ciambellano e sopra tutto amicissimo di Giuseppe II (cfr. Emanuele Greppi, Lettere politiche dell’abate Casti, in Miscellanea di storia italiana edita per cura della regia deputazione di storia patria per le antiche provincie e per la Lombardia, XXI, Torino, Bocca, 1883, p. 154, n. 1); e cioè colui appunto, contro il quale il nostro autore, tanto per mostrare il suo animo grato, si sfogò a inserire nelle Memorie (I, 99-100, 118-123, ecc.) cosí pettegole e maligne insinuazioni. — Comunque, il libretto del Ricco d’un giorno (I, 97-8) era giá stato scritto verso la fine del 1783, giacché ai principi del 1784 Antonio Salieri (1750-1825) ne terminava la musica, come risulta senz’ombra di dubbio dalle due copie della partitura conservate nella biblioteca palatina di Vienna (Giuseppe Mantuani, Tabulae codicum tnanu scriptorum, praeter graecos et orientales, in bibliotheca palatina Vindobonetisi asservatorum, IX, 182, n. 11609; X, 66, n. 17846); per quanto il D. P., contradicendosi alla distanza di due pagine, asserisca una volta (I, 99-100) che il Salieri avesse compiuto il lavoro prima della sua partenza per Parigi, e un’altra (I, 101) che vi si fosse accinto soltanto dopo il suo ritorno a Vienna. — Verso l’aprile o il maggio 1784, giungeva a Vienna, da Pietroburgo, il Casti (I, 99), cui infatti, l’n maggio di quell’anno, lo Zaguri mandava colá, per mezzo del Casanova, il bene arrivato (Molmenti, Lettere dello Zaguri, p. 16) ; e verso il 6 o 7 maggio lo raggiungeva, da Varsavia, il Paisiello ( Autobiogr . inedita del P., in Soc. nap. di storia patria, Carte Avellino, e lett. ined. del cav. Tommaso