Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/286

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(I, 129), musicato da Vincenzo Righini (1756-1812), che era tutt’altro che privo di valore, fu dato a Vienna ancora nel 1786 (Fibns, VII, 435; Eitner, Vili, 236). Fu invece nel 1787 che il D. P. rifece, pel maestro siciliano Francesco Piticchio, il Bertoldo del Brunati, che questi a sua volta aveva dovuto cavare da qualche vecchio libretto: p. e. dal Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno del Goldoni, rappresentato al San Moisé di Venezia nel 1749 (Wiel, p. 176, n. 514; Spinelli, Bibliogr. goldoniana, Milano, 1886, pp. 176-7, e cfr. nelle Opere del Goldoni, ediz. Zatta, voi. XXXIX). La musica del Piticchio, checché dica il D. P. (I, 130), non dovè spiacere, giacché l’opera si ripetette al teatro di corte otto volte, dal 22 giugno al 5 agosto 1787 (Eitner, VII, 461). — Alle tante vanterie del D. P. sulla celeritá con cui scrisse contemporaneamente i libretti de L’arbore di Diana , del Don Giovanni e de;Y Assur (I, 131-2), è da fare non poca tara. Infatti gli studi del Chrysander (in Vierieljahrschr. fiir Alusikwissenschaft, IV, 1888, fase. III, pp. 391-435) e del Farinelli ( 1 . c., pp. 266-72) e l’amplissimo confronto compiuto dal Marchesan (pp. 246-302) hanno dimostrato che il D. P. si limitasse, nel Doti Giovanni, quasi a plagiare senza scrupoli un libretto scritto qualche mese prima da quel Giovanni Bertati, di cui egli piú oltre (I, 169-72) dice cotanto male, e musicato dal Gazzaniga: Il capriccio drammatico, rappresentazione per musica, per la seconda opera da rappresentarsi nel teatro Giustiniani di San Moisé il carnevale dell’anno 1787 (Venezia, Casali), la cui seconda parte, in un atto (ristampata dal Chrysander), s’intitola per l’appunto Don Giovanni ossia il convitato di pietra . E non so davvero intendere come la cosa abbia suscitata qualche maraviglia, quando è noto che i mestieranti della poesia musicale (un quissimile degli odierni acciarpatori di pellicole cinematografiche), tranne rarissime eccezioni, non facessero quasi altro che rimettere a nuovo, secondo le esigenze dei compositori e dei cantanti, vecchi libretti, come notava fin da quei tempi Luigi Serio, anch’egli, per sua sventura, poeta di corte (Croce, Teatri di Napoli, i* ediz., pp. 581-4; 2a ediz., pp. 258-60). —Comunque, L’arbore di Diana, dramma giocoso in due alti, venne rappresentato a Vienna il io ottobre 1787 (Eitner, VI, 350), «per l’arrivo di S. A. reale Maria Teresa, arciduchessa d’Austria, sposa del principe Antonio di Sassonia», come c’informano il frontespizio del libretto, stampato «in Vienna, presso Giuseppe nob. Kurzbeck, stampatore di S. M. I. R.» e ristampato a Padova, tip. Penada, 1827 (Marchesan, p. 495), e quello della partitura, serbata a Vienna (Mantuani, X, 61, n. 17795). — E parimente nel 1787 (29 ottobre) fu recitato a Praga II dissoluto punito ossia il Don Giovanni, il cui libretto, edito a Praga in quell’anno, fu poi ristampato a Vienna, nel 1788, per la tipografia dei sordo-muti, e in séguito un’infinitá di volte (Marchesan, p. 494). La lettera, con la quale il Mozart avrebbe informato il D. P. dello straordinario successo dell’opera (I, 134), e che venne pubblicata dallo stesso D. P.’in una delle sue tante polemiche americane