Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/289

Da Wikisource.

era stato dato al San Moisé di Venezia nel 1758 (Wiel, p. 219, n. 618). — Del 1789 è anche La cifra, dramma giocoso posto in versi e ridotto in due atti (I, 138), che il D. P. trasse da La dama pastorella di Romano Petroselini, giá precedentemente musicata dal Salieri (Mantuani, IX, 177, n. 16566, e cfr. Marchesan, p. 496). Fu data per la prima volta al teatro di corte di Vienna l’n decembre 1789 (Eitner, Vili, 396), e ripetuta al San Cassiano di Venezia nell’autunno del 1793 (Wiel, p. 447, n. 1095). — Del 1790, invece, è Cosi fan tulle o la scuola delle amanti, rappresentata per la prima volta a Vienna, con mediocre successo, il 26 gennaio (Curzon, pp. 252-3), e quindi poco prima della morte di Giuseppe II (I, 140), avvenuta il 20 febbraio 1790. Per la canzone composta dal D. P. in onore di lui, all’arrivo a Vienna di Leopoldo II (12 marzo 1790), si veda nel presente volume, pp. 164-8. — Il 19 settembre 1790 il celebre Marzia Mastrilli, marchese e poi duca di Gallo (1753-1830), faceva il suo solenne ingresso a Vienna (dove, fin dai primi di quel mese, erano giunti Ferdinando IV e Maria Carolina di Napoli, con le loro figliuole Maria Teresa e Maria Luisa, giá sposate a Napoli per procura rispettivamente al futuro imperatore Francesco e a suo fratello Ferdinando); e, domandata ufficialmente la mano dell’arciduchessa Maria Clementina pel principe ereditario napoletano (poi Francesco I), iniziava una lunga serie di feste, balli, pranzi, ecc. ecc., durati fino alla partenza dei sovrani di Napoli, e cioè fino al marzo dell’anno successivo ( Memorie del duca di Gallo, in Archivio storico per le provincie napoletane, XIII, 1888, pp. 234-41). Tra la fine del 1790 e i principi del 1791 il D. P. scrisse le due cantate di cui egli parla (I, 142-3): Il tempio di Flora, musicata da Giuseppe Weigl, allora appena ventiquattrenne, e intitolata Flora e Minerva, Cantata a due voci con cori, rappresentata nel Tempio di Flora per solennizzare il giorno 17 di gennaio 1791, in cui le LL. MM. Siciliane onorarono di Loro Reale Presenza Vabitazione del Principe Adamo d’Auesperg, secondo c’informa il frontespizio dell’edizione originale della partitura, conservata fino a pochi mesi addietro nella Raccolta Coronini di Gorizia ; — e l’altra cantata, di. cui il D. P. omette il titolo, ma che fu certamente / voti della nazione napoletana, a quattro voci con orchestra, musicata nel 1791 da Francesco Piticchio, e la cui partitura si serba ora ms. a Dresda (Eitner, VII, 461). L’abate Serafini, di cui a codesto proposito si fa menzione, era Giovan Vincenzo Serafini, conoscenza anch’egli del Casanova, che, verso quel tempo (23 luglio 1790), gli inviava da Dresda un esemplare dell’ Icosameron (Molmenti, Cari, casari., I, 45). — Proporsi infine di dipanare l’arruffata matassa di pettegolezzi teatrali, che cagionarono il licenziamento del D. P. e di cui egli fa un racconto cosí oscuro e confuso, e certamente mutilo e unilaterale (I, 145-51), sarebbe impresa disperata. Semplicemente per fissar qualche data, noterò che, il 24 gennaio 1791, il D. P., chissá in séguito a quale cattiva nuova, corse «qual forsennato» a corte, per ottenere a tutti i costi un’udienza privata da Leopoldo II