Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/293

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iniziata da Girolamo Da Ponte e terminata da Lorenzo (Il conte di Warwick) scorsero effettivamente tre o quattro mesi (I, 161), si giunge giá all’autunno 1791. Il De Coletti, che il D. P. accusa a codesto proposito novellamente di doppiezza (ivi), si trovava, come si è detto, in quel tempo, a Trieste. — Circa il viaggio della Ferrarese a Venezia (I, 162), il D. P., fin dal 24 giugno 1791, scriveva al Casanova, da Vienna, di essere stato consigliato a tentare una «riproduzione» della domanda di grazia, giá una volta negatagli dal Consiglio dei Dieci, e che a tal uopo la sua amante era partita per Venezia col marito, per appoggiarla (Molmenti, Cari, casanov., I, 264-5). Verissima la faccenda della «riproduzione»: il Consiglio dei Dieci, anzi, détte incarico agli «Esecutori contro la bestemmia» (e cioè allo Zaguri, ad Angelo Querini e a Giambattista Benzoli) di riesaminare il processo, «e la grazia ... piú volte pendè», salvo poi, come sembra, a esser novellamente rifiutata (Zaguri a Casanova, 21 aprile 1792, in Molmenti, Lett. d. Zag ., p. 73, e cfr. ivi, p. 68, n. 1). Falso, invece, che la Ferrarese si fosse recata a Venezia per servire il D. P. : s’era invece affrettata a piantarlo non appena egli cadde in disgrazia, e sola cosa che dicesse di lui a Venezia, fu che ella era stata ben lieta di disfarsi di un «pazzo» (Zaguri a Casanova, lettere varie del 1791-2, in Molmenti, Lett. d. Zag., pp. 60, 68, 70). — M*** S***, cui il D. P. si sarebbe inutilmente rivolto per ottener il permesso di ritornare a Vienna (I, 165), potrebbe essere lo Stefani, al quale si accenna nel colloquio con Leopoldo II (I, 153), e la cui moglie o nuora aveva un certo credito a corte, quale maitresse dello Schloisznigg, professore di storia e poi, per qualche tempo, favorito del futuro Francesco I (cit. Lettere politiche del Casti, p. 163). — Secondo il D. P. (I, 165-6), soltanto a Trieste egli avrebbe rivisto, per la prima volta dopo il 1786, il Casti. Ma da una lettera del medesimo Casti a monsignor Angelo Fabroni (conservata nell’Universitaria di Pisa, Carte fabroniane , busta segn. S a 4. 422-3, e pubblicata in parte dal Croce, Una racc. d’aut. cit., pp. 35-6) si desume che il presunto «persecutore» del D. P. si trovava, fin da qualche tempo prima del 20 aprile 1790, a Vienna, ove anzi, proprio in quell’anno, dava, con musica del Salieri, il suo Catílina (Eitner, Vili, 396). Impossibile, dunque, che il D. P. non si fosse, fin dal 1790, incontrato a Vienna con lui. Il che non toglie che il Casti, con la sua indole girovaga, abbia potuto, verso il 1791, recarsi novellamente in Italia e indi ritornare a Vienna; donde, presso a poco ai principi del 1792, quella sua breve apparizione a Trieste. Ma, per chiarire questo e altri punti oscuri della vita del Casti, occorrerebbe studiare il suo voluminoso carteggio inedito conservato nella Nazionale di Parigi (Fonds ilaliens, 1629-30, e cfr. Croce, op. cit., p. 37), di cui nessuno dei suoi biografi, a quanto io sappia, si è finora avvalso. A ogni modo, il poeta di Montefiascone era certamente a Vienna il 25 aprile 1792, data della prima delle sue citate Lettere politiche (p. 147), e verso quel tempo appunto otteneva la carica di poeta cesareo, da