Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/311

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la sua ristampa degli Animali parlanti (I, 261-7), pubblicati per la prima volta a Parigi, presso Treuttel e Wiirtz, nel 1802, come mostra chiarissimamente la data della lettera del Casti (29 novembre 1802), anteriore di poco alla sua morte, avvenuta a Parigi, per colica epatica, dopo un pranzo in casa, non di Giuseppe Bonaparte (I, 266).. ma dell’ambasciatore di Spagna, il 6 febbraio 1803. «Dovrebb’essere», dicevo; giacché dubito molto che l’annunzio di quell’edizione, quantunque il D. P. asserisca esplicitamente di averne rivedute le bozze e di averla pubblicata (I, 261), fosse un semplice bluff del nostro autore per tormentar da Londra il suo presunto ex persecutore. E invero biografi, bibliografi ed editori del Casti non conoscono altra edizione degli Animali parlanti con la data di Londra se non quella del 1822, che fu fatta a Firenze dal Molini (Tocci, op. cit., p. 57); ed è da escludere anche l’ipotesi che il D. P. ricorresse a una falsa data topica (cosa, a dir vero, di cui a Londra non vi sarebbe stato bisogno), poiché di quell’opera non vi fu, dal 1802 al 1805 (anno della partenza del D. P. per l’America) se non una sola edizione clandestina, quella di Amsterdam, 1804, che dalla prefazione risulta indubbiamente stampata in Italia. A ogni modo, colui col quale il D. P. conversò a Londra di quella sua divisata ristampa e che ne riferí al Casti a Parigi, non fu certamente nessuno dei «due nobili giovanetti» accompagnati da Michele Colombo a Londra (I, 261, e cfr. lettera al Colombo del 24 settembre 1818, in Bernardi, p. 179), si bene, come risulta dalla ricordata lettera del Casti (I, 261, e cfr. I, 265), un tal conte Maniáco, certamente di famiglia friulana, e che col Colombo non aveva da vedere né punto né poco. Infatti il Colombo stesso, in alcuni suoi appunti autobiografici (cfr. Pezzana, in Tipaedo, VI, 105), dice d’esser venuto a Londra soltanto «sette mesi dopo» il 9 ottobre 1802, e quindi nell’aprile 1803, quando il Casti era giá morto; e i «due giovinetti» da lui accompagnati, che eran poi tre (Giovati Bonaventura Porta, il cav. Galeani e il cav. Baldelli), nonché seguirlo a Parigi, quand’egli vi ritornò allo scoppio delle nuove ostilitá tra Francia e Gran Brettagna, restarmi qualche altro tempo in Inghilterra. — Quasi coevi a questi avvenimenti, e quindi da collocare tra la fine del 1801 e i principi del 1803, sono la stampa del catalogo della libreria Da Ponte (I, 251), il cui ritrovamento in qualche biblioteca londinese avrebbe qualche interesse, e la ristampa fatta dal D. P. dei suoi Saggi poetici (ivi), giá pubblicati a Vienna nel 1788. Anche verso il 1802 il D. P. dovè conoscere Tommaso Iacopo Mathias (I, 251-3), nato a Cambridge nel 1776, venuto in grande reputazione per The pur sui ts of litterature , pubblicati anonimi nel 1794, e a cui il grande amore per l’Italia, e specialmente per Napoli (ove fini per istabilirsi e ove mori nel 1837), suggerirono anche parecchie edizioni comentate di scrittori italiani (I, 254-5). pubblicate a Londra tra il 1802 e il 1812 {Commentari e Storia dell’Arcadia del Crescimbeni; Storia della poesia italiana del Tiraboschi, desunta dalla Storia della lett. Hai. ; Bacco in Toscana del Redi ; Basvilliana del