Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/312

Da Wikisource.

Monti; Arie poetica del Menzini; Ragion poetica del Gravina), e anche una serie di Componimenti lirici de’ piú illustri poeti d’Italia (I, 254-5), in 4 voli. (Londra, Bulwer, 1802-8; 2» ediz., Napoli, Nobile, 1819), incui, checché dica il D. P. (I, 255), non c’è per nulla la sua canzone su Giuseppe II, ma per contrario (2» ediz., IV, 230) un sonetto del suo nemico De Coletti sulla morte del Metastasio. L’elogio del Mathias scritto dal duca «Molo», cui il D. P. accenna altrove (II, 111), è la Lettera di S. E. il sig. Gaspare Mollo duca di Lusciano al eh. sig. d. Gio. Battista Vecchione, premessa alle varie edizz. delle Poesie liriche toscane del Mathias, che si fecero a Napoli, presso Angelo Nobile, rispettivamente nel 1818, 1819, 1824, 1825 e 1830. — Frattanto giá dal principio del 1802 la Banti lasciava definitivamente Londra, accompagnata, secondo il D. P. (I, 253), fino a Parigi dal Taylor; e veniva a sostituirla, nel marzo 1802, Giuseppina Grassini (Fiítis, IV, 396). Poco di poi ritornava in Inghilterra anche la Billington (I, 253), che ebbe infatti a Londra, la sera del 3 giugno 1802, un clamorosissimo successo, cantando insieme con la Mara un duetto, scritto espressamente per quelle due straordinarie cantanti da Francesco Bianchi (Fétis, II, 197). A voler credere al D. P., nel medesimo tempo, e quindi nel primo semestre del 1802, il Taylor avrebbe perduto il suo posto al Drury-Lane, e i nuovi impresari avrebbero ridato a lui, D. P., l’ufficio di poeta, commettendogli immediatamente due libretti: Il ratto di Proserpina e II trionfo dell’amor fraterno (I, 254). Sennonché, poche pagine dopo (I, 272-4), ritroviamo il Taylor novellamente impresario, e, quel che è piú, il D. P. novellamente suo factotum e amministratore, e l’un contro l’altro armati per una nuova burrascosa resa di conti, nella quale non manca di intervenire il consueto avvocato Comrie. Che codesta seconda «scena dei conti» sia un semplice duplicato, pur con qualche variante, della prima? Potrebbe anche darsi. Ma l’ipotesi piú probabile (o quella almeno che riesce a salvare una parte del racconto dapontiano) è che il Taylor, ai principi del 1802, fosse costretto, a causa dei suoi debiti e della perduta qualitá di deputato ai Comuni, a rifugiarsi a Parigi, affidando provvisoriamente la gestione del teatro al suo socio Gould (I, 256), e che «alquanti mesi» dopo, e cioè nel secondo semestre del 1802, tornasse segretamente a Londra e venisse, per la bricconata del Gallerini, arrestato (ivi); — che il D. P., dopo la drammatica e chissá fino a qual punto veridica «scena della prigione» (I, 257-8), si fosse offerto a rendergli qualche servigio pecuniario (I, 258-9), e gli avesse prestate magari quelle seicento sterline, che era riuscito a farsi donare dal Mathias (I, 258-9) e che il Taylor non mancò, in ogni caso, di restituire, poco di poi, insieme con un regalo di cinquecento ghinee, al suo ex-poeta (I, 273), il quale, per tal modo, non ostante le sue geremiadi contro l’ingratitudine umana, sarebbe venuto a intascare a titolo perfettamente gratuito circa trentamila lire; —e finalmente che il medesimo Taylor, tra la fine del 1802 e i principi del 1803, ridesse al D. P. l’antico impiego di poeta, con l’onere