Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/318

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(II, 74-5, e cfr. II, 197-203), e contro il quale, non ostante il contrario avviso del prudente Gherardi, si pose a polemizzare, con leggerezza non meno fatua, ai principi del 1825, era nientemeno il celebre storico americano William Hickling Prescott (1796-1859), allora ancor giovane, ma giá noto anche in Italia per un articolo sulla Storia della guerra d’indipendenza d’America del Botta (cfr. Antologia , fase. 89, p. 66), e a cui poi, per tacere delle altre posteriori monografie storiche, la Hislory of Ferdinand and Isabella (Londra e Boston, 1838), che fu tradotta in quasi tutte le lingue, non esclusa l’italiana ( Storia del regno di F. e I. sovrani cattolici di Spagna di H. Prescott, recata per la prima volta in italiano da Ascanio Tempestine Firenze, Batelli, 1847, 3 voli.), non doveva tardare a conquistare rinomanza mondiale. Dei due articoli del P., dei quali discorre il D. P., il primo, che è un’ampia recensione della traduzione inglese di W. A. Rosa dell’ Innamorato del Berni e del Furioso (Londra, 1823), venne inserito, col titolo Poesia narrativa degli italiani, nel fase, dell’ottobre 1824 della rivista citata di sopra, e il secondo ( Le «Osservazioni» del sig. D. P.) in quello del luglio 1825 ; e l’uno e l’altro poi, insieme con un altro studio, del luglio 1831, sulla Poesia e romanzi degli italiani, nel primo dei due volumi di Saggi, che il Prescott pubblicò a Londra nel 1843 e nel 1853, e dei quali non sono riuscito a vedere se non una traduzione francese (Essais de biographie et de crilique par W. H. Prescott, Bruxelles et Leipzig, 1862: cfr. I, 89-276). Completamente falso che lo storico americano parlasse con dispregio della letteratura italiana, della quale anzi egli, pur non dicendo cose eccessivamente peregrine, seppe discorrere con garbo, con conoscenza diretta (da lui acquistata in Italia dal 1815 al 1817) e sopra tutto con animo non solo scevro da pregiudizi nazionalisti (donde le sue critiche al Boileau, al Voltaire e al Johnson), ma vivamente simpatizzante. Inaccessibile è stata per me la risposta del D. P. : Alcune osservazioni sull’articolo quarto pubblicato nel «North American review» il mese d’ottobre dell’anno 1824, Nuova Iorca, Gray e Bunce, 1825 (cfr. Prescott, op. cit., I, 237 n, dal’ quale si desume anche che l’opera constasse di almeno 112 pagine, piú altre 40 pp. trascritte dalle Rivoluzioni del teatro musicale dell’ARTEAGA). Ma, francamente, se in essa il nostro autore dimostrò la medesima incompetenza (o competenza da libraio), di cui volle fare sfoggio nella Storia della letteratura italiana a New- York (ove del resto le Osservazioni furon da lui riassunte), infilzando alla rinfusa nomi grandi e nomi piccoli della nostra letteratura, e ponendo se stesso in prima linea, non si può certamente dire che rendesse un buon servigio agli studi italiani in America. E non so davvero intendere come tutti i suoi biografi, prendendo sul serio le sue tante effusioni di senile vanitá, gli conferiscano la palma, che egli stesso s’era collocata sul capo, di primo diffonditore, anzi di strenuo campione della letteratura e della cultura italiana in America; quando poi la lettura stessa delle Memorie rivela nel modo piú chiaro