Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/60

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ebbi quello in aggiunta di tener un loco distinto tra’ suoi amici piú cari; loco dal quale né le disgrazie né la maldicenza né l’ipocrisia né l’invidia di cento nemici hanno potuto o potranno mai discacciarmi. Figlia affezionatissima di adorabili genitori, amorosa sorella, consorte sollecita e tenerissima madre, in tutti questi stati di vita serbar seppe una parte del suo affetto per colui che l’addottrinò nell’idioma che fu ed è tuttavia la sua piú dolce delizia. Son corsi dieci anni dall’epoca fortunata della nostra prima conoscenza; e dove generalmente coll’andar del tempo si sogliono raffreddare gli affetti, in questa rara matrona sembrano di giorno in giorno aumentarsi. Non è possibile imaginarsi in quali e quante maniere s’adopera per darmi ognora novelle pruove di sua cortese affezione. Ella mi consola nelle afflizioni, esulta nelle mie gioie, mi visita nelle infermitá, mi difende da’ miei malevoli, m’esalta co’ suoi amici, e tutto quello, ch’esce dalla mia penna o dalla mia bocca, è piú dolce del nettare, è piú fragrante de’ fiori per lei. Ha poi un’arte, una gentilezza ne’ suoi cari doni (e le piace farne sovente), che difficile è dire se piú pregevole è il dono che fa o la grazia che tiene nel presentarlo. Questo è il ritratto della bella, amabile e virtuosissima signora Francesca Laight, ora Cottenet! New-York non aveva d’uopo d’udirne il nome per riconoscerla, ma io non ho potuto non ornar queste pagine del suo a me carissimo nome, perché, se mai vien che accada (e spero bene che ciò accadrá) ch’ella vegga un giorno l’Italia, sappiano tutti i buoni farle l’onor ch’ella merita, sappiano riconoscere in lei un de’ nostri piú forti letterari sostegni nella piú illustre cittá dell’America, e sappiano alfine che piú mi valse il suo esempio, per estendere la nostra favella in questa cittá, che tutti gli argomenti e le cure mie e quelle di cento e cento altri studenti. Essendo ella a que’ tempi il vero modello delle damigelle ben educate, era cosa naturalissima che tutte l’altre fare volessero quel ch’ella facea; e fu per questo quasi prestigio che dal cominciamento d’ottobre a quello di dicembre non meno di quindici damigelle imparar vollero l’italiano dal signor Da Ponte, perché dal signor Da Ponte la damigella Laight l’imparava.