Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/74

Da Wikisource.

particolarmente pe’ mezzi del gioco : l’abate Della Lena e Giacometto Foscarini erano per lo piú il lapis filosofico, anzi la zecca di quel buon galantuomo. Trovandosi un giorno al verde, avvisò di proporre al sovrano certa festa chinese, che doveva divertire moltissimo la cittá ed esser di non poco guadagno all’intraprenditore. Scrisse un memoriale si lungo, che bastò ad atterrire l’imperadore, quando presentoglielo. «Cur, quia, quo- • modo, qua?ido», era l’epigrafe del suo foglio. Ciò fatto, venne da me, salutommi, mi fece sedere, mi pose tra le dita una penna e parlò cosí. Il dialoghetto è grazioso. — Da Ponte, noi siamo amici. — Non v’ha alcun dubbio. .— Io conosco l’onestá vostra, voi conoscete la mia. — Tacqui. — Io ho fatto di tutto nel mondo, ma non ho mai ingannato un amico. — Sorrisi. L’abate Della Lena e il giovane Foscarini erano grandi amici del Casanova! Nulladimeno... — Per l’esecuzione del mio progetto ho bisogno di sole mille piastre. Prestatemi la vostra cambiale per detta somma, pagabile a due mesi, eh’ io avrò cura d’onorare al dovuto tempo. — Deposi la penna, mi scusai alla meglio, e m’alzai dal mio posto. Montò sulle furie, e, aggrottando le ciglia, parti. Noi vidi piú per diversi giorni, ma seppi che il Foscarini, perduto avendo una grossa somma con lui, data gli aveva una obbligazione, con cui sperava trovar de’ mezzi per la sua festa chinese. Una mattina, trovandomi io stesso per faccende teatrali con quel sovrano, il nostro Giacomo chiede udienza. Entra, china la testa e gli presenta il suo memoriale. L’imperadore lo spiega, ma, vedendone la lunghezza, ripiega il foglio e gli ridomanda che cosa vuole. Esposto il progetto, ed illustrato dalle annotazioni fatte al «Cur, quia, quomodo, quando», ch’era il mezzo verso citato da lui, Giuseppe volle sapere qual era il suo nome. — Giacomo Casanova — soggiunse egli — è l’umile persona che supplica della grazia la Maestá Vostra. — Giuseppe tacque per pochi istanti, e, dopo avergli detto con la solita affabilitá che