Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/76

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/ 72 PARTE QUINTA adorazioni della Toscana e la fama del quale suonava gloriosamente per tutto il mondo, destò anche in me, come puossi credere, le piu care, le piú dolci ^speranze, e con pari vivezza di affetto espressi i sentimenti del mio cordoglio per la morte del primo e quello delle comuni speranze per l’avvenimento al trono dell’altro. Esamini attentamente chiunque m’accusa i versi scritti in quell’occasione da me, e vegga se niente di piú grande e di piú onorevole alcun dir poteva di quel ch’io dissi allora di quel sovrano. Io non ripeterò qui se non pochi di que’ miei versi, a cui spero che nessun discreto lettore negherá il pregio d’una sinceritá evidentissima e di una devozione senza confini. Benedetto i’ udia coro iterar di luminosi spirti. Tu che nel ben locasti ogni tua speme, tu ch’ogni retta via quaggiú calcasti, e, ov’altri rose e mirti, d’immortale virtú spargesti il seme A te sol si riserba l’onor di trar di sue tenèbre il mondo, a te specchio de’ regi. A te c’ hai del regnar appresi i modi tra nomi e nodi a umanitá si grati, tra la dolce consorte e i figli amati.

Se questi dodici versi non bastano, leggan gli amici del giusto il rimanente della canzone, giá pubblicata da me nel secondo volume di queste Memorie , alla pagina centoventi (*). Io né sperai né bramai ricompense per quel che scrissi ; ma non po- (i) Allude alla prima edizione: nella seconda la canzone fu omessa. Vedi, nella presente ristampa, l’Appendice prima [Ed.].