Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/94

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qual delle tre sará per ottenere piú bevitori. — Scelsi a compagni i due piú valenti insegnatori della ciltá. Pillet, di onorata e venerabile memoria, insegnava il francese, e Vigliarino, oriundo castigliano, lo spagnolo. Ebbi settantacinque scolari il primo trimestre e in punto cento il secondo; e qual fu la bottiglia favorita? Né l’uno né l’altro de’ soci miei ebbe piú di ventidue o ventiquattro discenti, quando io n’ebbi fino settanta, la maggior parte de’quali non bevve che alla bottiglia dell’Arno; e l’entusiasmo, con cui leggevano i nostri autori, e i progressi fatti da una gran parte d’essi, e particolarmente dalle damigelle, stordi non solo New-York e l’America, ma i piú colti critici dell’ Italia.

Le lodi a tempo accordate, i premi distribuiti, gli artefizi adoperati da me per eccitare in essi l’emulazione produssero effetti si prodigiosi, e capaci le resero di scriver non solo e di parlare con qualche grazia, ma di assaporare mirabilmente le piú recondite bellezze de’ nostri piú sublimi scrittori. Ed io non so veramente se piú per error di giudizio, o per essere interamente ignoranti de’ nostri classici, usino certi maestri di lingua italiana di non dar quasi mai in mano de’ loro allievi se non delle storielle puerili o dei ridicoli aneddoti, di cui le grammatiche sono piene, o al piú le Novelle di Soave e le Lettere d’una peruviana e le misere produzioni talvolta delle lor ridicole teste. Due grandi abusi son questi, contro la di cui pratica crederei delitto non avventarmi: il primo de’quali è assai pernicioso al discente, che, per tal negligenza, appena vede il sogliare del nostro letterario edilízio; e l’altro ingiurioso alle nostre lettere, di cui poco conoscendosi gli stranieri, e non distinguendo la scoria dall’oro, credono assai facilmente che in quelle insulsaggini da sassate consista la somma bellezza della nostra letteratura. I versi che pel «gallico eroe» scrisse l’Aloisi in quella sua traduzione buffissima del Mirto riottoso , la lettera dedicatoria del suicida Fiorilli alla Bettina grammaticale son quintessenze di spirito in comparazione d’un orrido guazzabuglio che mi presentò una damigella di Filadelfia, che aveva studiato tre anni la nostra lingua, con queste soavi parole: — Ecco, signor