Pagina:Da Ponte, Lorenzo – Memorie, Vol. II, 1918 – BEIC 1797684.djvu/96

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potuto darmi di piú a proposito per la torre di Babilonia? E volete udir come ei parla di me? Gli chiese un giorno un allievo mio se conosceva il Da Ponte. — Si — gli rispose colui, infiorando la secca faccia d’un sogghignetto cagnesco: —pretende d’esser poeta il signor Da Ponte! — Gli feci dire che s’ingannava: ch’io non pretendeva giá d’esser poeta io medesimo, ma che credeva sol di conoscere quelli che non l’erano, e che tutti i mezzi e le strade cercherei di farli conoscere altrui. Vi fu chi riferí queste parole alla damigella dal saluto dorsale, e, venuta alcun tempo dopo a New-York, l’accidente portò ch’ebbi l’occasione di vederla nella casa d’una mia allieva. Come non era piú in collera, anzi parea colla gentilezza voler compensarmi del non donnesco saluto, io, secondato mirabilmente dalla damigella che ella visitava, senza parlar poco né mollo di quel poetastro e de’ suoi strambotti, la pregai di venire il giorno seguente da me, per veder e udir i progressi della mia classe. Perdonate, o dilettissime figlie del mio intelletto e dell’amor mio, se la mia decrepita vanitá non sa ricusarsi l’onore di decorar queste carte, non piú delle sole iniziali, ma di tutte le lettere del vostro riveritissimo e a me caro nome. Non era per veritá molto numerosa quel di la mia classe; ma le dodici, che convennero, erano i piú bei fiori del mio giardino. Erano queste la damigella Bradford, due sorelline Duer, la signorina Glover, madamigella Dubois, una giovinetta Robinson, due sorelle Weiman, una Johnson, una Kennedy ed una mia nipotina d’anni quattordici. Oltre la lezione giornaliera in iscritto, noi leggevamo un di due de’ nostri classici ed un altro altri due. Tasso ed Alfieri dovevano spiegarsi quel giorno; ma io feci portare dal mio magazzino di libri anche Dante e Petrarca, e, dopo aver fatto leggere a ciascheduna e trasportar in inglese qualche ottava o qualche scena de’ primi due, feci recitar a memoria a chi un sonetto, a chi una stanza del sommo lirico: il che sorprese molto la spettatrice. Ma quello, che parve far miglior impressione nel di lei spirito, fu la franchezza con cui la invitai ad aprir il primo volume della Divina commedia e a domandarne senza riserva la spiegazione. Dopo tale esperimento I