Pagina:Da Quarto al Faro.djvu/161

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d’uno dei mille. 157

entrò scalcinando il muro, gli ruppe la tempia destra, ed egli stramazzò morto senza dir ahi! Si era imbarcato a Porto San Stefano sul Lombardo; fu scritto alla mia compagnia; a Missilmeri la sera del 25 mi aveva detto che era felice. Popolano modesto, sentiva altamente l’onore di questa impresa. Gli coprimmo la faccia con una pezzuola. Per lui la felicità, la patria, tutto era unito, anche la nostra pietà; perchè subito badammo a certe pedate che si sentirono sul tetto lì sopra. Credemmo che fossero i regi; ma erano carabinieri Genovesi venuti lassù per tirare più a loro agio. Alcuni si calarono dal tetto fin sui cornicioni, e mentre sparavano, gli udivamo discorrere allegri e pacati.

Così correvano le ore, veniva notte, la seconda notte! Per comando del Dittatore, a tutte le finestre d’ogni casa, povera ricca, fu acceso un lume.

Per le vie pareva giorno pieno. Le notizie