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d’uno dei mille. 63

voce sicura: «Principe Carini, reboldate la cabedale!» E spinse il giovinetto in mezzo a noi. Poi si asciugò gli occhi, e volte le spalle, si allontanò per quel deserto. Lontano, lontano all’orizzonte, vedevamo una capanna, forse la sua.

«Che è principe il nostro Capitano?» chiesi al tenente palermitano anche lui.

«No... Un principe Carini esiste, ma borbonico che ci avvelenerebbe l’aria.»

Questo gran casone bieco e un antico feudo. Arrivammo che il sole andava sotto, e ci ponemmo qui sul pendio, sdraioni sull’erba soffice e lussureggiante. Fui mandato ad attinger acqua. Su d’un rialzo vicino al casone, stavano in crocchio alcuni dei nostri capi. Mentre passavamo uno di essi diceva: «Avete badato a quel deserto, tutt’oggi? Si direbbe che siamo venuti per aiutare i Siciliani a liberare la loro terra dall’ozio!»

Del nemico non si sente dir nulla.