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164 | giulio verne |
drà dai pianeti, si andrà dalle stelle, come si va oggi da Liverpool a New-York, facilmente, rapidamente, sicuramente, e l’oceano atmosferico sarà ben presto attraversato come gli oceani della Luna! La distanza non è che una parola relativa, e finirà ad essere ridotta a zero. »
L’adunanza, quantunque molto disposta in favore dell’eroe francese, stette un po’ confusa all’udire quest’audace teoria. Michele Ardan mostrò di comprenderlo.
« Voi non mi sembrate convinti, miei bravi ospiti, riprese con amabile sorriso. Ragioniamola un poco. Sapete quanto tempo occorre ad un convoglio exprès per giungere alla Luna? Trecento giorni. Non di più. Un tragitto di ottantaseimila e quattrocentodieci leghe, ma che sono mai? Nemmanco nove volte il giro della Terra, e non c’è marinaio nè viaggiatore un po’ lesto che non abbia fatto più cammino durante la vita. Pensate dunque che io non istarò per via più di ottantasette ore! Ah! voi dite che la Luna è lontana dalla Terra, e che bisogna pensarci due volte prima di tentare il viaggio. Ma che direste dunque, se si trattasse di andare da Nettuno, che gravita a mille e centoquarantasette milioni di leghe dal Sole. Ecco un viaggio che pochi potrebbero fare, se costasse soltanto cinque soldi al chilometro. Lo stesso barone di Rothschild, col suo miliardo, non avrebbe da pagare il posto, e per la mancanza di centoquarantasette milioni dovrebbe rinunziarvi. »
Parve che tal modo d’argomentare andasse molto