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Pagina:Dalla Terra alla Luna.djvu/217

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dalla terra alla luna 217

fuoco1. Quest’imagine osservasi coll’oculare, che la ingrossa esattamente come farebbe una lente. Il tubo del cannocchiale è dunque chiuso alle estremità dall’oggettivo e dall’oculare.

All’opposto, il tubo del telescopio è aperto alla estremità superiore. I raggi partiti dall’oggetto osservato vi penetrano liberamente e vanno a colpire uno specchio metallico concavo, cioè convergente. Di là i raggi riflessi incontrano uno specchietto che li rimanda all’oculare, disposto in modo da ingrossare l’imagine prodotta.

Così, nei cannocchiali, la rifrazione rappresenta la parte principale, e nei telescopi, invece, la riflessione. D’onde il nome di refrattori dato ai primi, e quello di riflettori attribuito ai secondi. Tutta la difficoltà di esecuzione di questi apparecchi d’ottica consiste nella fabbricazione degli oggettivi, siano lenti o specchi metallici.

Però nel tempo in cui il Gun-Club tentò il suo meraviglioso esperimento, tali istrumenti erano in ispecial guisa perfezionati, e davano magnifici risultati. Era lungi il tempo nel quale Galileo osservava gli astri col suo povero cannocchiale, che ingrandiva sette volte al più. Dal sedicesimo secolo gli apparecchi d’ottica si allargarono e s’allungarono in proporzioni considerevoli, e permisero di misurare gli spazî stellari ad una profondità fino allora sconosciuta. Fra gli istrumenti refrattori che funzionavano in quel tempo, citavasi

  1. È il punto in cui i raggi luminosi si riuniscono dopo di essere stati rifratti.