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10. APPLICAZIONI AL SETTORE EDUCATIVO 241

sviluppare nuovi programmi. Questa esperienza, condotta in alcuni college statunitensi, convinse vari pedagogisti di quel paese, della validità dell’approccio “non direttivo” nell’attività educativa.

Una frase di Seymour Papert, allora direttore del dipartimento di educazione dell’M.I.T., riassume questa inversione di rotta: “In molte scuole oggi l’espressione — istruzione con l’ausilio dell’elaboratore — significa che l’elaboratore è usato per insegnare al bambino. Si potrebbe dire che l’elaboratore è usato per programmare il bambino. Nella mia visione delle cose il bambino programma l’elaboratore, e così facendo acquista nello stesso tempo, il senso di padroneggiare un elemento della più moderna e potente tecnologia, e stabilisce un contatto intimo con alcune delle più profonde idee della scienza, della matematica e dell’arte di costruire modelli intellettuali” (25a).

Viene cioè recepito quanto ormai era stato scoperto dalla pedagogia da parecchio tempo: non l’ascoltare enunciazioni ma il realizzare prodotti validi è la base di una corretta e valida formazione. Bisogna anche dire che la straordinaria diffusione dei calcolatori porta a supporre che il processo iniziato con la comparsa di LOGO sia destinato ad avere effetti assolutamente imprevedibili proprio sullo sviluppo delle capacità di comprensione della realtà, nelle persone che vi saranno maggiormente coinvolte.

LOGO è un linguaggio di programmazione destinato ai bambini, e permette la realizzazione di programmi semplici e spettacolari, ma anche notevolmente complessi, essendo organizzato per sostenere una struttura logica ad albero, propria dei linguaggi di programmazione più avanzati.

Altra caratteristica di LOGO è la “geometria della tartaruga”, uno strumento concettuale che permette a bambini molto piccoli e quindi privi di conoscenze matematiche sofisticate di gestire la costruzione di figure sullo schermo.