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1. il mondo greco 71


politico e dall’emigrazione verso l’Asia Minore. Nel frattempo, alcune tribù del Sinai hanno recepito e semplificato i geroglifici egizi, dando origine a un alfabeto nel senso moderno del termine. I Fenici, intraprendenti navigatori e astuti commercianti, scoprono questo alfabeto intorno al 1000, lo migliorano e ne diffondono l’uso. I Greci, compresa la validità di questo strumento, lo adottano e ne migliorano anche l’aspetto, rendendo verticali tutti i segni obliqui. L’alfabeto fenicio non possiede segni per annotare i suoni vocalici, che nella lingua greca sono importantissimi. Quest’ultima, invece, non ha alcuni suoni consonantici presenti in quella fenicia. Pertanto, per rappresentare i suoni vocalici, i Greci usano i segni consonantici fenici superflui, e ne inventano alcuni. Col tempo, tre lettere cadono in disuso e da 27 che erano divengono 24 nel periodo classico. L’alfabeto greco è adottato, variatis variandis, dagli Etruschi e dai Romani. Giulio Cesare attesta che l’alfabeto greco è in uso anche presso i Celti.

A partire dall’VIII sec. a.C., nelle città ioniche non oppresse si verifica una rinascita culturale ed economica notevole, che causa un forte aumento della popolazione, gravi difficoltà per l'approvvigionamento alimentare e carenza di mano d’opera servile; inoltre, il problema dell’eredità della terra che per legge spetta al figlio maggiore, il decadere della potenza fenicia, l’espandersi dei commerci greci, le lotte politiche danno impulso alla fondazione di colonie agricole, di empori commerciali, di stabilimenti, insomma di città. Esse sorgono nelle isole e sulle coste dell’Egeo settentrionale, del Mar Nero, in Egitto, in Libia, in Sicilia, nel meridione d’Italia, presso le coste mediterranee della Francia e della Spagna.

Questo processo di espansione consente ai Greci di venire a contatto con civiltà più evolute, ma anche di diffondere la propria cultura e le proprie acquisizioni verso i paesi del Mediterraneo occidentale, come si è