Pagina:Dante - La Divine Comédie, traduction Lamennais volume 2, Didier, 1863.djvu/65

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7. Agazza qui, lettor, ben gli occhi al vero,
Chè il vclo è ora ben lanto sottile,
Certo, che’l trapassar dentro è leggiero.

8. l’vidi quello esercito gentile
Tacito poscia riguardar in sue,
Qiasi aspettando pallido ed umile :

9. E vidi uscir dell’alto, e scender giue
Due angeli con duo spade affocate,
Tronche e private delle punie sue.

10. Verdi, come fogliette pur mo nate,
Erano ia veste, che da verdi penne
Percosse iraén dietro e ventilate.

11. L’un poco sovr’a noi a star si venne,
E l’altro scese nell’opposta sponda,
Si che la gente in mezzo si contenne.

12. Ben discerneva in lor la testa bionda;
Ma nelle facce l’occhio si smarria,
Come virtù ch’a troppo si confonda.

13. Ambo vegnon del grembo di Maria,
Disse Sordello, a guardia della valle,
Per lo serpente che verra via via.

14. Ond’io che non sapeva per qual cale,
Mi volsi intorno, e stretto m’accostai
Tutto gelato alle fidale spalle.

15. E Sordello anche: Ora avvalliamo omai
Tra le grandi ombre, e parleremo ad esse :
Graziuso fia lor vedervi assai.