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Questo Giovanni di Bartolo godè per certo in Firenze di somma riputazione, se a lui come già prima al Dagomari fu dato il soprannome dell’Abaco. Parecchie notizie della sua vita sono rimaste nel prospetto de’ suoi beni, che presentò al Comune di Firenze quando questo nel 1427 ordinò che si facesse un registro de’ beni e delle facoltà di tutte le persone soggette alle gravezze del Comune medesimo. «Questi sono (scrive egli) i beni del Maestro Giovanni di Bartolo dell’Abaco, del quartiere di Santo Spirito, gonfalone del drago, popolo di Santo Friano. — Una casa con orto...... Un pezzo di vigna vecchia e guasta di Stiora 4 e alcuno panoro, e tengola a mie mani, chè non vi truovo lavoratore, perchè guasta e trista..... E debbo avere fiorini 72 per mio salario dell’anno presente 1427 se e’ Signori me li stanzieranno che non ho ancora lo stanziamento. E avendo lo stanziamento, arei la quarta parte, cioè fiorini 18 o circa di maggio nel 29, e l’altra quarta di maggio nel 30, e l’altra nel 31 e ’l resto nel 32..... Tengo a pigione la bottega dell’abaco a Santa Trinita, della quale pago l’anno fiorini 17 e una ocha.... Ed ho tanti libretti d’astrologia che vagliono nel torno di 10 fiorini. — Signori Uficiali, io sono vecchio d’età d’anni 63, e sono istato infermo oggimai 9 anni che io caddi e disovolai l’osso della coscia, e ma’ non ho potuto guarire, e in questo tempo ho logoro ogni mia sustanza, e isviata la scuola perche noll’ho potuta esercitare, perchè stetti lungo tempo nel letto fasciato e lenzato. Come la scuola mia sia in punto 1 mandatelo a vedere. Io non posso andare nè andrò mai



  1. Inputo, il Testo.