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Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/144

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134 tleta de reissana.


sulle quali s’alzava qualche capannuccia di stoppia. Alcuni arabi cenciosi, uomini e donne, ci guardavano curiosamente di dietro alle siepi. Entrammo nella gola; in quel momento apparve il sole. A un certo punto la gola faceva un gomito quasi ad angolo retto. Svoltammo..., e ci trovammo davanti a uno spettacolo stupendo.

Trecento cavalieri, vestiti di mille colori, sparpagliati in un grandioso disordine, ci venivan incontro a briglia sciolta coi fucili nel pugno, come se si slanciassero all’assalto d’un reggimento.

Era la scorta della provincia di Laracce, preceduta dal governatore e dai suoi ufficiali, che veniva a dare il cambio alla scorta di Had-el-Garbia, la quale doveva lasciarci sul confine della provincia di Tangeri, dove appunto eravamo arrivati.

Il Governatore di Laracce, un vecchio prestante con gran barba bianca, arrestò con un cenno i suoi cavalieri, strinse la mano all’ambasciatore e poi, voltatosi un’altra volta verso quella turba fremente d’impazienza, fece un gesto vigoroso come per dire: — Scatenatevi! —

Allora cominciò uno dei più splendidi lab el barode (giuochi colla polvere) che noi potessimo desiderare.