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un’adunanza popolare nel colosseo. 139

grida di libertà, e basta perchè a sentirle di qui e a sentirle uscire dal Colosseo, mi déstino nell’anima una gioia nuova, ineffabile, superiore a tutte le gioie che mi sian mai venute finora dall’amor di patria. — Viva il Re — viva la libertà — viva l’esercito — ....nel Colosseo! In questo campo! In mezzo a questi archi!

E giravo l’occhio intorno come per assicurarmi del luogo dov’ero.

— .... Il Bonghi dice che qui ci sentiremo piccoli. Perchè? Piccolo si sentirà chi si vorrà misurare con chi fu grande. Noi qui non veniamo a misurarci; ma ad ispirarci, ad attingere forza e coraggio, a meditare e ad ammirare. Il Colosseo! — ho sentito dire; — che vi può dire il Colosseo? Vi narrerà le glorie dei gladiatori e i supplizi dei cristiani? Ed io vi rispondo: — Sì....

In quel punto uscì dall’anfiteatro un altissimo evviva e un allegro suono di banda.

— Sì..., ecco che cosa mi dice il Colosseo. Mi dice che dove gli uomini schiavi si sgozzavano per ricreare un tiranno, ora convengono i cittadini a salutare un Re Eletto ed amato; mi dice che dove perirono sotto le scuri o in mezzo alle fiamme gli apostoli della libertà e dell’eguaglianza, ora convengono gli uomini liberi ed eguali a esercitare i loro diritti e a compiere i loro doveri, coll’anima lieta e serena: e vi par poco codesto? Vi par che si possa dire che il Colosseo è muto?

Un altro scoppio di grida misto a suono di trombe mi giunse all’orecchio.

E poi una voce distinta: Viva la libertà!

— Ah! — io esclamai, rivolto al Colosseo, come se mi potesse intendere; — Consolati, vecchio gigante; così monco e sfracellato come ti trovi, tu non fosti mai tanto bello nè tanto grande ai tempi degl’Imperatori!

In quel punto vi batteva su il sole, e tra arco e arco si vedeva dentro un concitato sventolío di bandiere.