Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/166

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152 il capitano ugo foscolo.

riuscire un giorno da più che qualcosa, il Foscolo che aveva speso la sua adolescenza negli studi, e trionfato a Venezia col Tieste, e scritto la celebre ode a Buonaparte, e redatto il Monitore Italiano con Pietro Custodi e Melchiorre Gioia, e riempito omai del suo nome mezza Italia; bello è vederlo, al primo grido di guerra, dimenticar versi, fama ed amore, e abbandonarsi tutto allo spirito guerriero che gli ruggìa dentro, e fare come semplice soldato le campagne del VII, e combattere a Cento, a Forte Urbano, alla Trebbia, a Novi, in Toscana. Bello il vederlo sui monti di Genova, sotto gli occhi del maresciallo Soult, slanciarsi tra i primi all’assalto del forte dei Due Fratelli, e cader ferito, e meritare le lodi del generale Massena. Bello il vederlo la sera, stanco delle lunghe fazioni del giorno, arringare il popolo genovese, ridotto ormai a cibarsi di gatti e di buccie di limone, e accenderlo di coraggio e di speranza; e potendo stare meno a disagio nello stato maggiore, preferire d’aver comuni cogli altri i digiuni e gli stenti del soldato; e tra questi stenti, in mezzo alle grida delle madri genovesi moribonde di fame, scrivere l’ode a Luigi Pallavicini e la lettera fatidica a Buonaparte. Bello infine vederlo pellegrinare pei campi italiani, facendo, com’egli scrisse, da difensore ufficioso ai soldati colpevoli sottoposti ai Consigli di guerra; e compiere la sua missione topografica nella Valtellina traducendo Omero, e raccogliere documenti per la storia dell’arte militare, e dar opera alla pubblicazione del Montecuccoli, e cercare ogni mezzo di rendersi utile e d’usare il suo ingegno in pro dell’esercito e della patria. Tutto questo è bellissimo; ma non vale le poche lettere d’ufficio scritte da Valenciennes al capo di stato maggiore e al generale di divisione.

Scrisse queste lettere come comandante di tre depositi del così detto Esercito dell’Oceano, al campo di Boulogne. Era suo vivissimo desiderio di seguire in Inghilterra il genio di Bonaparte, per vedere coi suoi occhi