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il capitano ugo foscolo. 153

una spedizione, la quale per i cambiamenti di sistema di guerra e pei progressi della marina, avrebbe fatto epoca negli annali delle guerre. Ma pur troppo il suo desiderio andò deluso, ed egli non vide combattere altre colonne che quelle del dare e dell’avere, e invece di riportare vittorie si dovettero contentare di riportar totali.

La sua corrispondenza data dal giorno in cui assunse il comando dei tre depositi, il 3 gennaio 1805. Le lettere sue sarebbero quarantotto; di conosciute non ve n’è che dieci o dodici; ma bastano a far capire con che buon volere e che cuore il Foscolo facesse il dover suo. Si vede che il proprio servizio egli lo pigliava sul serio quanto il proprio genio, e che il suo maggior dolore era di non poter compiere questo servizio meglio di quel che facesse, sia perchè si trovava male in arnese fin dal giorno del suo arrivo al campo, sia perchè i depositi difettavano di tutto, persino del più necessario alla vita; coloro cui spettava di provvedervi avendo il capo alla guerra più assai che ad ogni altra cosa.

Un gran tormento per lui era l’amministrazione.

I superiori gli raccomandavano continuamente l’economia, e a lui non bastava il cuore di farla con quei poveri soldati già ridotti agli estremi. «Mi ingegnerò; — rispondeva al generale — e d’ora in poi darò solo la metà paga; ma è impossibile, atteso il freddo e il bisogno che il soldato ha della birra, di fargliela aspettar tutta.»

I soldati dei depositi erano travagliati dalla febbre; ma poco male la febbre. «I rognosi — scrivea egli al suo capo di stato maggiore — vanno guarendo; ma i nuovi arrivati ne hanno avuto la loro porzione.»

Anche la rogna!

E sempre, in queste sue lettere, l’accento della più sincera e più calda premura: «Io vi supplico, mio generale, di scrivermi s’io devo continuare a far som-