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IL CIRCOLO FILOLOGICO DI TORINO.


Lettera.

Torino, 11 ottobre 1871.

Ho pensato più volte che in Firenze si dovrebbe istituire un Circolo filologico come quello di Torino.

Poche sere fa, passando per via dei Mercanti, fui invitato a visitar le sale del Circolo da un mio amico, che fu tra i primi a promuoverne l’istituzione. Entrai di mala voglia; ma subito mi rallegrai di esser entrato. Quel luogo mi ha fatto un’impressione curiosa. Così alla prima, se non avessi saputo dov’ero, mi sarei trovato imbarazzato a indovinarlo. Non vi si vede, e non vi si sente quel non so che di tutti i luoghi dove si studia, quel raccoglimento, quella tetraggine quasi, che contrasta spiacevolmente alla vivacità del curioso che vi entra per la prima volta, come se gli dicesse: — O zitto, o fuori. — È un luogo allegro e signorile, che presenta a volta a volta l’aspetto di una sala da ballo, di una biblioteca, di un ufficio di giornale, di un casino. Vi sono delle stanzine geniali, dipinte a colori vivi e svariati, con quadri, specchi e tende ampie che strascicano; qua e là, sulle pareti, iscrizioni circondate di rami di alloro; sopra una porta: Primo corso d’inglese; sur un’altra: Secondo corso di tedesco; sur una terza: Primo corso di spagnuolo, e via via; in una sala una bella biblioteca; in un’altra una gran tavola coperta