Pagina:De Amicis - Ricordi di Parigi, Treves, Milano 1879.djvu/184

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vittor hugo. 181


che sentite per lui, lì su due piedi, nel primo impeto dell’entusiasmo, gli avete detto tutto. Non rimane che rivolgergli delle domande. Ma che cosa fargli dire ch’egli non abbia scritto? Conoscete da tanti anni tutti i suoi più intimi pensieri, ogni domanda par che sia oziosa, e poi quando si ha appena tanto animo da rispondere, non si può averne abbastanza da interrogare. Perciò rimasi li, senza parola. E d’altra parte, che cosa poteva dire a me, lui? Nondimeno, per levarmi d’imbarazzo, mi fece parecchie domande intorno alle mie impressioni di Parigi, all’Esposizione, all’Italia; domande che, invece di togliermi d’imbarazzo, mi ci avrebbero messo fino agli occhi, se non mi fossi accorto che, da osservatore fine degli uomini, egli badava assai più alla viva commozione che trapelava dalla mia voce incerta, dalle mie risposte monosillabiche e dal mio sguardo fisso che Io divorava, che non al senso di quello che io dicevo. E mi guardava con una cert’aria affettuosa, corrugando le sopracciglia e