Pagina:De Amicis - Ricordi di Parigi, Treves, Milano 1879.djvu/319

Da Wikisource.
316 ricordi di parigi.

rarsi, nella prefazione d’un romanzo infame, capace di tutte le turpitudini e di tutti i delitti di Eliogabalo e di Nerone. Pigliate dunque sul serio le loro prefazioni piene di smorfie, di puerilità, di spacconate, di imposture. La vanità li appesta tutti. Non c’è in tutta la letteratura contemporanea uno di quei caratteri grandi, modesti, benevoli, logici, che uniscono allo splendore della mente la dignità della vita; una di quelle figure alte e candide, davanti a cui si scopre la fronte senza esitazione e senza reticenze, e il cui nome è un titolo di nobiltà e un conforto per il genere umano. Tutto è dominato e guasto dalla mania della pose: pose nella letteratura, pose nella religione, pose nell’amore, pose anche nei più grandi dolori. Una sensualità immensa e morbosa costituisce il fondo di tutta quella vita, e si rivela nelle lettere, nella musica, nell’architettura, nelle mode, nel suono delle voci, negli sguardi, persino nelle andature. Godere! Tutto il resto non è che un mezzo per arrivarci. Da un capo all’altro di que-