Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/262

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VII.


Quando ci si avvicina a una città sconosciuta, bisognerebbe aver accanto qualcheduno che l'avesse già vista, e ci potesse avvertire del momento opportuno per metter la testa fuori e coglierne l'aspetto con un colpo d'occhio. Ebbi la fortuna di essere avvertito per tempo. Un tale mi disse: — Ecco Toledo! — ed io saltai al finestrino, e feci un'esclamazione di meraviglia.

Toledo sorge sur un'altura rocciosa e dirupata, ai piedi della quale scorre il Tago descrivendo un'amplissima curva. Dal piano non si vedon che roccie e mura di fortezza, e di là dalle mura le cime dei campanili e delle torri. Le case son nascoste, la città vi par chiusa e inaccessibile, e meglio che d'una città vi presenta l'aspetto di una rôcca abbandonata. Dalle mura alla sponda del fiume non c'è una casa, nè un albero; tutto è nudo, secco, irto, ripido; non vi si vede anima viva; direste che per salire bisogna arrampicarsi, e vi sembra che al primo apparir d'un