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ratto del fanciullo mortara -— gli ebrei a roma 295

Non diverso era il Ghetto nel 1870, e tale durò sino alle demolizioni per i lavori del Tevere. Oggi quel quartiere, abbellito dai villini sul Lungotevere, e dalla grandiosa sinagoga, è divenuto irriconoscibile. Allora, la nota via della Reginella terminava al portico d’Ottavia, ed era occupata dai maggiori mercanti di telerie, stoffe e abiti confezionati. Il primo negozio a destra era quello di Leone Cave Bondi, specialista in corredi nuziali, il quale faceva affari d’oro col «generone» ed anche con l’aristocrazia, come per le telerie grandeggiava il negozio Citone. I Pontecorvo, i Castelnuovo, i Tagliacozzo, i Piperno, gli Scazzocchio occupavano gli altri negozi della Reginella, dove vendevansi abiti manifatturati, cappe e cappotti per i contadini e i butteri. La via del portico d’Ottavia, con negozi più umili, conduceva in Pescheria vecchia, presso la chiesa di Sant’Angelo. Era li, che si vendeva il pesce sopra rozze pietre tolte dal portico, e tra i venditori di quella merce attirava gli sguardi, e i motti galanti dei frequentatori del mercato, una piacente figura di pescivendola cristiana, chiamata «la sora Luisa». Da secoli fioriva la tradizione, che non si potesse fissare il prezzo del pesce, prima che fosse arrivato il cuoco del Papa, per farne la scelta; e fu Pio IX, che abolì l’antipatico privilegio, proibendo al suo cuoco di recarsi in pescheria.

Tornando al Ghetto, parallela alla via del portico d’Ottavia, era l’altra detta Rua, centro del quartiere e degli stracciaroli; via, che terminava incontro alla chiesa di San Gregorio, a ponte Quattro Capi, e che oggi s’intitola della Divina Pietà. In dispregio della popolazione israelita, sulla facciata della chiesa si legge, anche oggi, il salmo d’Isaia in ebraico colla traduzione latina, che qui trascrivo: Expandi manus meas tota die ad populum incredulum, qui graditur în via non bona post cogitationes suas; Populus qui ad iracundiam provocati me ante faciem meam, semper. Congregatio Divinae Pietatis Posuit». Questa iscrizione si legge sotto un affresco rappresentante Gesù in croce. E dove ora biancheggia la maestosa sinagoga, si addensava il centro più immondo del quartiere, la cui demolizione fu vera opera di civiltà.