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primi mesi del 1859 a roma — condizioni generali dello stato 331

ostante il nuovo dazio, che venne a colpire le gallette provenienti dall’estero.

Unica risorsa era la terra, i cui prodotti non sempre servivano ai consumi locali, esempio l’olio d’oliva, che s’importava dalla Toscana per circa mezzo milione di lire. Quelli della Sabina, dell’Umbria e della Ciociaria non bastavano ai bisogni dello Stato. Sola ricca esportazione era la canape insuperabile di Ferrara, Bologna, Cesena e Forlì, tanto largamente retribuita in Inghilterra. Era un po’ cresciuta l’esportazione, oltre Po e nel Modenese, degli animali e delle carni, della seta filata e del lino, dello zolfo e dei tessuti di paglia. Roma esportava oggetti d’arte, articoli di religione, ricotta salata e cacio pecorino, e la vita economica in tutto lo Stato seguitava a dibattersi fra le carestie e le crisi dell’abbondanza. Uomini ancora in vita ricordano, come un anno mancò quasi interamente il grano in tutta la Romagna, e la povera gente si alimentò di patate e di erbe cotte; un altro anno, a causa delle prime crittogame, mancò interamente il vino, che raggiunse prezzi favolosi; e un altro anno, il prodotto dell’uva fu così copioso, che, mancando i vasi vinari, in molti punti non si vendemmiò, e il vino discese al prezzo di quattro lire l’ettolitro. Le carestie avevano il triste strascico dei traffichini con le loro magagne, che il governo era impotente a combattere. In alcune città umbre erano stati fondati, dalla beneficenza dei signori, i così detti «magazzini dell’abbondanza »; e in tutto lo Stato, i Monti frumentari, singolarmente nelle provincie, dove la coltura del grano era unica ed esercitata da piccoli contadini affittuari, non mezzadri. Difatti n’era maggiore il numero nelle provincie di Velletri e Frosinone, nel Viterbese e nella Sabina, dove il Monte frumentario rappresentava una forma di beneficenza rurale, più che di credito agrario. Somministrava grano senza interesse, cioè senza aumentare di quantità nella restituzione; in altri comuni si riscuoteva un tenue interesse, ma, nell’un caso e nell’altro, l’aiuto, che ne traeva l’agricoltura, era misera cosa. La terra non godeva di alcun credito, nè fondiario, nè agrario; e con tante opere pie, le quali, trasformate almeno in parte, potevano. fare dello Stato del Papa uno dei più ricchi e felici d’Europa, regnava tuttavia l’usura nelle sue forme più losche e mordenti.