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342 capitolo xviii.

CAPITOLO XVIII.

Alla vigilia della guerra. - Cospirazioni nelle provincie dimostrazioni a Roma.



Sommario: Vivace incidente diplomatico col Piemonte dopo l’attentato Orsini. — Accuse scambievoli. — Una fiera nota di Cavour. — Il conte Della Minerva succede al Migliorati. — Il governo del Papa cerca difensori. — Il libro del signor Maguire. — La Curia, ignara degli accordi di Plombières e del trattato di alleanza, non crede alla guerra. — Fa voti per l’Austria e ha paura della Francia. — La nota di Antonelli del 22 febbraio. — Invoca il protocollo del Congresso di Parigi. — La guerra sembra evitata. — Il conte di Cavour carezza il suicidio. — Una sua lettera al nipote. — Gli comunica di aver fatto testamento. — Risoluto di emigrare in America, consiglia il Re di abdicare piuttosto che accettare il disarmo. — Ricordi di Nigra. — Il governo pontificio teme l’insurrezione, appena partiti gli Austriaci. — Bologna ghibellina e universitaria. — Liberalismo bolognese. — Il conte Malvezzi educa i suoi figli in Piemonte. — I salotti bolognesi. — Casa Gozzadini e casa Pepoli. — Le due figlie di Gioacchino Murat. — Gioacchino Pepoli e l’imperatore Napoleone. — Lettere del Minghetti e del Pepoli al Malvezzi. — La Pasqua del 1859 in Roma. — Dimostrazioni all’ambasciatore di Francia e all’incaricato di Sardegna. — Applausi ai soldati francesi. — Fischi all’ambasciatore d’Austria. — Il console degli Stati Uniti è scambiato per ufficiale austriaco. — La partenza del granduca di Toscana. — Un primo avis del generale Goyon. — Suo malanimo e sua impotenza. — Un altro avis. -— Il marchese Bargagli dopo la partenza del Granduca.




Le relazioni fra Roma e il governo di Torino, non mai amichevoli, divennero addirittura ostili, dopo l’attentato di Felice Orsini. I governi del Papa, di Toscana e di Napoli attribuivano quell’attentato alla politica del Piemonte, che ospitava e carezzava gli elementi rivoluzionari di tutta Italia, e lasciava libero campo alla stampa politica. Le loro diplomazie facevano a Parigi, a Londra e a Vienna propaganda in tal senso, il che rendeva più difficile la situazione del governo sardo, non solo rispetto all’imperatore Napoleone, ma a tutta l’Europa. Fu allora che Cavour ebbe un lampo di audacia politica, dirigendo, ai rappresentanti di Sardegna all’estero, una nota molto vibrata,