Pagina:De Gubernatis Galateo insegnato alle fanciulle.djvu/61

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sguaiata, vana, in sè la compiange, pensando che è più disgraziata di lei, non avendo forse una madre capace di educarla convenientemente. Quando poi incontra fanciulle di lei più belle, più elegantemente vestite, più avanzate negli studi, più abili nei lavori, più spiritose, più gentili di modi, le quali meglio di lei si attirano l'altrui stima e benevolenza, ella prova per esse una simpatia, un’ammirazione così sincera e grande che non mi è possibile di esprimere. Ella le osserva attentamente per imitarle, desidera di ottenerne l'amicizia; prova piacere che se ne faccia la lode e con si belle disposizioni d’animo sempre più si perfeziona. Anche quando la mamma o la maestra sono assenti, Clotilde, siccome pensa che Iddio ognora la vede, rammenta i materni avvertimenti e si comporta come un vero angioletto. Saluta con una graziosa riverenza, ha sempre il sorriso sul labbro, risponde con disinvoltura, senno, modestia e grazia, quand’è interrogata, non dà mai fastidio ad alcuno, siede con compostezza, domanda scusa, se non può far a meno, di passar davanti a qualcuno o d’assentarsi o chiedere qualche spiegazione o dar qualunque disturbo. Clotilde è cara a tutti ed ognuno la desidera nella sua compagnia. Ella non sa che cosa sia invidia, ma sente vivamente l’emulazione, che l’aiuta ad inoltrarsi vieppiù nella via della virtù e del sapere.