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parte seconda. 135

fui guerito all’aiuto di Dio e di quel beveraggio che mi diede il Cavaliere Saracino.


Capitolo XXXI.

Di quello avvenne dopo la mia guerigione, e come fui menato là dove erano le genti del Re.


Tantosto appresso la mia guarigione lo Ammiraglio delle galee del Soldano mi mandò che fossi davanti a lui per sapere s’io era cugino del Re come si sonava: Ed io gli risposi, che no, e gli contai comente ciò era stato fatto, nè perchè; e che era stato il cómito che lo mi avea consigliato di paura che i Saracini delle galee, che ci venivano sopra, ci ammazzassono tutti. E lo Ammiraglio soggiunse che molto bene era stato consigliato, perchè altramente noi saremmo stati uccisi senza faglia e gittati entro il fiume. Di ricapo mi domandò il detto Ammiraglio s’io aveva alcuna conoscenza dello Imperadore Federigo d’Allemagna che allor viveva, e s’io era mica di suo lignaggio. Ed io gli risposi la verità di avere inteso come Madama mia Madre era sua cugina nata di germano. E lo Ammiraglio mi rispose ch’egli me ne amava di tanto meglio. E così, in quella che noi eravamo là mangiando e beendo, egli m’avea fatto venire davanti un borghese di Parigi: e quando il borghese mi vide mangiare, egli mi va dire: Ah! Sire, che fate voi? Che io fo? dissi io. Ed il borghese mi va avvertire dalla parte di Dio ch’io mangiava nel giorno di venerdì. E subito io lanciai addietro la scodella ove mangiava. Il che vedendo lo