Pagina:De Joinville, Galvani - La sesta crociata - 1872.djvu/256

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192 la sesta crociata.

giorni e a tre notti, senza che nullo non sia sì ardito di mettere la mano a nullo guadagno, non intendendo ma che a gente tagliare e mettere a morte: perchè appresso che noi aremo avuto piena vittoria de’ nostri antichi nimici, io vi dipartirò il guadagno sì bene e lealmente che ciascuno se ne terrà a pagato e contento. E tutti s’accordaro a ciò fare molto volentieri.

La dimane venuta, siccome essi avean deliberato di fare, così fecero, e incorsero strettamente sui loro nimici, ed anche, siccome Iddio volle che è onnipossente, essi li menarono a disconfittura, e quanti ne trovarono in arme, tanti ne uccisero: ma quelli che trovarono portanti abiti di Religione, ed i Preti, non uccisero punto; sicché tutto l’altro popolo delle terre del Prete Janni che non era stato in battaglia. si arrese ad essi chiedendo mercè, e si mise in lor suggezione.

Una meravigliosa cosa avvenne appresso quella conquista; ciò fu che l’uno de’ Gran Maestri d’una delle generazioni dinanzi nomate, fu perduto ed assente dal popolo dei Tartarini per tre giorni senza che se ne avesse od udisse alcuna novella. E quando e’ fu rivenuto, a capo de’ tre giorni, rapportò al popolo ch’egli non pensava aver dimorato più che una sera, e che non aveva indurato sete nè fame. E raccontava ch’elli era salito su un monte il quale era alto a meraviglia, e che sovra quel monte egli avea trovato gran quantità delle più belle genti che avesse giammai vedute, e le meglio vestite e aornate; e nel mezzo del monte ci aveva uno Re assiso,