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xlii | lezione preliminare. |
poosteis e majesteis. All’incontro dagli obliqui materni potestatem, majestatem prendevano corso nel primo romanzo, spentasi la m, potestate, o podestade, e maestate o maestade, e, per iscorcio compensato dall’accento, podestà e maestà; e nel secondo romanzo uscivano prima poosteitz e majesteitz, e poi pooisté e majesté. Finalmente, riducendosi onninamente agli articoli, per distinzione di tutti i casi, tutte le lingue neolatine, e per ciò le forme contratte dei nominativi, che prima valevano a scompagnarli, divenendo un inutile ingombro, cominciarono esse ad essere abbandonate o si trovarono invece accomunate e confuse nel gran corpo della lingua senza indizio di loro ufficio, e non dando più alcuna ragione della differente lor desinenza; sino a tanto che poi, risalendo per entro la formazione dei linguaggi neolatini, non si fossero con pazienti ricerche trovate quelle filiazioni, a cui dirittamente ed istoricamente s’attengono le varie e distinte forme esteriori delle parole1.
La voce latina dominus era dalla lingua d’oil variamente mutata in damres o dambres o dams, ed in doms. Da quest’ultimo correttamente pronun-
- ↑ Ed a questo tratto è luogo di dire come in lingua d’oil, poòte, non poote, era contrazione di poosteiz; per cui hons de poote si chiamavano gli uomini liberi, sui juris, cioè che avevano podestà di sé medesimi. Ecco pertanto come la voce Potta, pel Magistrato che era detto Potestas, non era poi così singolare a noi modenesi quanto taluni han voluto far credere, ed ecco ancora come essa sarà stata contrazione, non di podestà ma di podésta. Per accertarsi poi come anche sotto i Cesari i Magistrati delle minori Città si dicessero Podestà, si vedano Giovenale al v. 100 della Satira X, Svetonio in Claudio al cap. 23 e Plinio al cap. S del lib. IX.