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al marchese Cappelli, il quale incaricò l’usciere di dirmi ch’egli non aveva più nulla da comunicarmi relativamente al mio progetto di colonizzazione. Insistei per parlargli, dichiarando che lo scopo della mia visita era tutt’altro; che trattavasi di affari per me importantissimi, e, per prova, gli feci pervenire, a mezzo dello stesso usciere, una lettera del Ministro dei lavori pubblici egiziano a me indirizzata; ma, pur troppo, le mie insistenze furono vane.

Prescindendo da una quistione affatto personale, onde io desiderava intrattenere brevemente il conte di Robilant o il marchese Cappelli, la memoria pubblicata in Napoli, or sono pochi giorni, e per la quale ebbi congratulazioni ed augurii da persone rispettabilissime, non meritava una così completa indifferenza per parte del Regio Governo, non già pel lavoro in se stesso, che io reputo modestissimo, non già per le idee in esso contenute, che io sono ben lungi dal ritenere assolutamente inoppugnabili, ma pei sentimenti che riflette, per lo scopo cui mira. Mi si potrebbe dire che io erro nei mici apprezzamenti storici, politici ed economici, ma non mi si potrebbe contestare nè la bontà dei sentimenti nè l’elevatezza dello scopo.

La perenne emigrazione dei nostri verso l’America, cagionata per lo più da avidi speculatori, nonchè la meschinità vergognosa del-