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sentimenti oltremodo patriottici ed umanitarii.

Fui dolentissimo poi nell’apprendere che a cagione di grave infermità, anche egli sia venuto in fin di vita. Ma viva Dio! questa volta la Provvidenza ce lo ha conservato, strappandolo alla inesorabile morte.

Il Cardinale in Italia deve aver provato delle forti disillusioni! Io ebbi l’onore e la ventura di conoscerlo, per la prima volta, sei anni or sono in Siria nel convento di Beirut, ed allora era tanto vivace, vigoroso ed ardente di amor patrio, e così espansivo che non gli si sarebbero dati più di sessanta anni, e, come sapete, ne ha ora ottantuno. Ma, quando andai a visitarlo nel Gennaio ultimo a Roma, non lo ravvisavo più. Egli è di molto invecchiato fisicamente, e più moralmente; poveretto!

Egli sperava, venendo fra noi, di trovare idee svegliate e concetti arditi intorno alla colonizzazione all’Estero, che oramai è conosciuto da tutti essere una quistione vitale per le nazioni, massime per la nostra, il cui popolo mostra coi fatti l’assoluto bisogno di espandersi in altre regioni.

Al Cairo ho saputo dell’arrivo colà del Capitano Camperio; io ho tardato qualche giorno per andare a visitarlo, e, quando ho chiesto della sua dimora all’avvocato Bonola (segretario della Società geografica) egli mi ha risposto che il giorno innanzi il Capitano avea pranzato da lui e che quel medesimo