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zialmente conservativa di ogni dignità nazionale.

Quando il maggiore Piano tentò l’impresa contro barambaras Kaffel negli Habab per salvare Savoiroux e fu arrestato per via dalla corvetta italiana il Calatafimi — tentava, sì, un’opera di iniziativa privata — ma intraprendeva un’azione diretta, con uno scopo immediato, su terreno dichiarato ostile e contro uomini ben riconosciuti nemici.

Era un tentativo di guerra per la guerra, e lo scopo di quel tentativo non era affatto di tale natura da compromettere o da aggravare le condizioni di un popolo già in aperta ostitalità contro un altro popolo.

Ma sognare l’agricoltura stabile, i mercati tariffati, le fiere ufficiali, i bollettini prefettizi, le delimitazioni fluviali, le giurisdizioni mediche ed ostetriche in paesi che non abbiamo e che pel diritto della giustizia OFFICIALMENTE mai dovremmo avere — ma che intanto combattiamo in campo aperto — mi pare tale follia, per quanto nobile, che oltrepassa ogni scherzo della ingenuità umana.

Non trovo riscontro di essa — nelle improntitudini patrie dell’umanità — che nella famosa scommessa fatta da un certo notaio di Parigi, colla quale egli per la guerra franco-prussiana del 1870 sosteneva che il giorno tale e l’ora tal altra i francesi sarebbero entrati a Berlino.

Egregio ingegnere, io l’ho detto. Vi spia-