Pagina:De Lorenzo - Sciotel - Vicende della colonia del Padre Stella e progetto per restaurarla, Napoli 1887.pdf/157

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debbano risentire i benefici effetti del sudore ed anche del sangue sparso dai nostri Chiarini, Porro, Giulietti, Bianchi, ecc. ecc.

Noi possiamo ben paragonarci a quei poveri i quali, come riferisce il de Amicis nella sua Spagna, chiedono l’elemosina con tanta dignità, con tanta alterezza che sembrano Grandi di Spagna!

Sì! noi possiamo limosinare con la fronte alta, poichè sempre e dovunque abbiamo potentemente contribuito a scoprire e studiare nuove regioni, ad aprire nuove vie al commercio, ad incivilire barbari e stringere con essi amichevoli patti. Ma, per Dio! un popolo giovane, vigoroso, un popolo che non è rachitico dovrebbe sentirsi umiliato a stendere la mano per pitoccare. Saremmo noi per somma nostra sventura, condannati ad esser sempre filosofi, niente altro che filosofi?

Voi dite infine che: «Abbiamo dritti da accampare ben più gravi nelle nostre legittime aspirazioni di unità; abbiamo cure ben più importanti da meditare nel nostro ordinamento economico» e che «l’anima della nazione, al di sopra dei sogni coloniali, mette l’integrità geografica politica del proprio paese e il ristoro del proprio bilancio».

Riconosco, a queste audaci parole, l’ardito figliuolo del vecchio Piemonte, che primo innalzò il grido d’indipendenza; ed ho l’onore di dirvi che anche io ebbi la ventura di na-